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Per cortesia, non
chiamatelo Carosello


di Donatella Cuomo

 Con il passare del tempo non si può barare, quindi, inutile mentire. Non è Carosello. È pura pubblicità che, per essere meglio venduta, aveva necessità di fare ricorso a uno degli effetti di solito più infallibili e ben noti all’industria dello spettacolo e della pubblicità tutta: l’effetto nostalgia. Chi è stato piccolo quando Carosello era “grande” avrà provato una fitta al cuore, ma soprattutto si sarà sentito preso in giro da chi ha fatto leva sui suoi ricordi; chi è nato dopo Carosello sicuramente non avrà colto la differenza fra gli spot che lo hanno aiutato a crescere e questa versione reloaded del “n ostro” Carosello laddove, per “nostro”, rivendichiamo un possesso generazionale. Non vogliamo assumere le vesti di Carlo Conti ne “I migliori anni della nostra vita”, ma anche noi non abbiamo capito la novità o, meglio, la riproposizione e, francamente, non abbiamo capito neppure il can can mediatico concentrato su questo ritorno. Da un tot di settimane, infatti, si sbandierano sforzi creativi e investimenti milionari. Ma de che? Di identico, rispetto al passato c’era solo la musica della sigla. Ma già a partire dai quadri delle città, si avvertiva la contaminazione di una forzata modernità: il windsurf, i danzatori, la modella, il ciclista. Ma che è la fiera dell’Est? Non vi nascondiamo che con Jo Condor in bianco e nero abbiamo avuto un brivido, ma è durato il tempo di un déjà vu, poi i canoni veloci della pubblicità si sono ripresi la memoria e ci è rimasta la Nutella, immutabile surrogato della serotonina, ora come allora. Solo che, allora, non lo sapevamo e la Nutella ci sembrava solo buona. Duecentodieci secondi di cose già viste , ma non trent’anni fa, dieci minuti prima. La Wind ha puntato sulla forza del marchio, con una non–storia che magnificava la comunicazione; la Conad ci ha rifilato la long version dello stesso spot che vediamo da un paio di mesi: uno che si sveglia nel cuore della notte per andare a controllare la lattuga fresca al supermercato. Solo che questa volta l’i nsonne maniaco della freschezza dopo aver svegliato la moglie esce, va al bar a prendere il caffè e si compra pure il giornale. Speriamo che, al prossimo Carosello, la storia si evolva con la moglie, incavolata nera, che va a fare la spesa nel carrettino ambulante sotto casa. Un vero ritorno al passato. l’Eni con il suo cane a sei zampe ha provato a imbastire una favola naif con la lucertola Pina che cerca il calore vicino ad un lampione e, anche qui, nonostante lo sforzo creativo, potevano trovare una allusione diversa. Quando mai la fauna che si colloca accanto ai lampioni è una lucertola? Caso mai è una lucciola. La verità? Non siamo cambiati noi, Carosello era sicuramente diverso, ma la nostalgia non c’entra. Prendiamo atto che è cambiato il mondo della comunicazione, è mutata la velocità di percezione, è diventato più sofisticato il nostro gusto. Anche quel Carosello non ci piacerebbe più e farlo tornare in vita, oggi, è inutile e dannoso, perché comunque, non tornerebbero in vita le sensazioni del nostro passato. Riponiamo serenamente il suo ricordo insieme con la foto del nostro battesimo in bianco e nero e, per favore, godiamoci, per quanto possibile, gli spot. Soprattutto quelli ben fatti.

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