La prima fuga del 96/o Giro ciclistico d'Italia partita da lontano è arrivata fino al traguardo: l'ha 'chiusa', con un successo strameritato - perché voluto chilometro dopo chilometro - il russo Maxim Belkov. Il corridore del team Katusha, che è nato a Izjevsk, la stessa città dell'illustre predecessore Pavel Tonkov, vincitore della corsa rosa edizione 1996, giocava in casa, perché vive a un tiro di schioppo da Firenze, dove si è conclusa questa 9/a tappa partita da Sansepolcro (Arezzo).
Belkov dimora infatti a Prato, città degli 'stracci', dei telai e soprattutto di grandi tradizioni ciclistiche, dunque ci teneva a festeggiare la prima vittoria da professionista (lo è dal 2009) a pochi chilometri dalla sua nuova casa. Sul traguardo di viale Michelangelo, a Firenze, Belkov ha preceduto il colombiano Betancur, che ha festeggiato come avesse vinto la tappa, non rendendosi conto che si era piazzato 'solo' al secondo posto ("avevo dei problemi alla radiolina e non avevo capito la situazione", confessa candidamente).
Vincenzo Nibali, come sperava e come era nelle previsioni, ha conservato la maglia rosa senza eccessivi patemi, controllando con la propria squadra tutta la situazione e assistendo agli ennesimi spasmi di Bradley Wiggins che, quando piove e la strada s'inclina, alza bandiera bianca. Magari non definitivamente, ma fatalmente, pericolosamente. L'inglese, finché non imparerà ad andare in discesa e a prendersi i suoi bei rischi, non potrà mai concretamente ambire alla maglia rosa di Brescia. In discesa, il 'baronetto' ha avuto ancora una volta una condotta di gara semplicemente imbarazzante, peggio ancora se la strada diventa scivolosa. Blocco psicologico o difetto di forma? Lo diranno le montagne.
Al Tour, l'estate scorsa e con la scorta del fido Chris Froome, certi difetti non si erano palesati. Con un Wiggins così, Nibali può dormire sonni tranquilli; stesso discorso per il campione uscente Ryder Hesjedal, che oggi è giunto sul traguardo con 1'06" di ritardo. Il canadese non sembra quello dell'anno scorso e vede allontanarsi giorno dopo giorno la maglia rosa. La tappa odierna si è 'accesa' dopo 21 km, quando sono partiti in 12: Fabio Felline (Androni), Stefano Pirazzi (Bardiani), Juan Manuel Garate (Blanco), Robinson Chalapud e Jarlinson Pantano (Colombia), Ricardo Mestre (Euskaltel), appunto Maxim Belkov (Katusha), Giovanni Visconti (Movistar), Michal Golas (Omega Quick Step), Tobias Ludvigsson (Shimano), Evgeni Petrov (Saxo), Alessandro Proni (Vini Fantini). I fuggitivi hanno guadagnato fino a oltre 4'; al primo Gran premio della montagna di giornata il gruppetto si sfilaccia, finché non resta un uomo solo al comando: il russo Belkov, che trionfa sulla 'terrazza di Firenze'.
Anche oggi la corsa è stata caratterizzata dalle bizze del tempo, con pioggia, freddo e un tasso di umidità elevatissimo, che ha costretto i corridori a moltiplicare gli sforzi. Tutti sono apparsi provati, dopo 9 tappe di fila, vissute senza respiro, due crono (una a squadre e una individuale), tanti percorsi 'nervosi', dopo avere preso tanta acqua. Mai come adesso il giorno di riposo di domani porterà un po' di sollievo nella carovana del Giro, che si appresta a vivere una seconda settimana intensissima, a cominciare dalla tappa di martedì, da Cordenons all'Altopiano del Montasio (Udine). Tutti sperano e tutti sono pronti a lottare, nel nome della rosa.
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