Martedì 24 Dicembre 2024

Cosimo Di Forte
catturato in casa
della sua ex

 E’ stata una pizza indigesta quella mangiata sabato sera dal sancataldese Cosimo Di Forte - condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Caltanissetta lo scorso 18 febbraio per l’omicidio di Totò Calì - e arrestato dalla Squadra Mobile nissena nell’abitazione in cui si nascondeva. Era in casa dell’ex fidanzata, dove erano andati a trovarlo i tre figli minorenni, per mangiare insieme la pizza. Di Forte è considerato il braccio armato della famiglia mafiosa di San Cataldo, facente capo a Dino Calì, ritenuto il mandante dei due fatti di sangue legati al monopolio locale delle agenzie di pompe funebri. Gli agenti pedinavano da alcuni giorni la sua «ex», Maria Carmela Castello, 34 anni, che da alcuni giorni aveva affittato una casa in via Galilei, nel centro storico sancataldese. Sabato sera la polizia ha visto entrare il figlio diciassettenne nella casa, assieme ai suoi fratelli più piccoli. Poco dopo arrivava anche la donna e un garzone che portava la pizza. Gli agenti decidevano di fare irruzione e trovavano Di Forte nascosto in un incavo ricavato nel muro della cucina e chiuso con una porta a soffietto, con una scala che conduceva al piano superiore dell’appartamento. Il latitante è stato catturato e la donna arrestata per favoreggiamento. Lui è accusato di associazione mafiosa, dell’omicidio di Salvatore Calì, avvenuto a San Cataldo il 27 dicembre 2012, in concorso con Diego «Dino» Calì, quale mandante, Gioacchino e Salvatore Mastrosimone, quest’ultimo autore materiale del delitto. Di Forte è anche accusato del tentato omicidio di Stefano Mosca, avvenuto a San Cataldo il 29 novembre 2009.Cosimo Di Forte si era reso irreperibile il giorno della sentenza dell’Assise, lo scorso 18 febbraio, quando era stato appunto condannato all’ergastolo con isolamento diurno per un anno. Quello stesso pomeriggio la Corte disponeva il ripristino della misura cautelare della custodia in carcere sia a suo carico che nei confronti di Patrizio Calabrò, mancato killer di Mosca. Ma mentre Calabrò era stato arrestato dai carabinieri per scontare la condanna a 16 anni e mezzo, Di Forte si era come volatilizzato e quella mattina non si era presentato in aula per sentire la lettura del dispositivo della sentenza. E si era dato alla macchia. La Mobile nissena guidata dalla dott. Marzia Giustolisi, nell’ambito delle indagini sulla latitanza dell’ergastolano, aveva appreso che Maria Carmela Castello era stata un’ex fidanzata del sancataldese, e che con lui i rapporti non si erano mai definitivamente interrotti. Ma i poliziotti che la pedinavano si erano resi conto che la donna si comportava in maniera strana, sia perché incontrava spesso il figlio di Di Forte, sia perché aveva affittato l’abitazione di via Galilei dove aveva abitato in passato l’uomo irreperibile. Sabato sera il monitoraggio dei movimenti di Maria Carmela Castello portavano alla cattura del pregiudicato sancataldese. La donna era stata fuori di casa per tutto il giorno, e ad un certo punto della serata arrivava in quell’appartamento il figlio diciassettenne di Di Forte che rimaneva solo pochi minuti ed usciva spegnendo le luci. Poco dopo però in una stanza della casa veniva accesa una luce. La cosa insospettiva gli agenti appostati fuori che dopo pochi minuti vedevano ritornare il diciassettenne accompagnato dai due fratelli più piccoli. E subito dopo rincasava la Castello e arrivava anche il dipendente di una pizzeria con dei cartoni per le pizze.Gli agenti decidevano di procedere all’irruzione e Di Forte tentava di sfuggire alla cattura rifugiandosi nel sottotetto dal quale si accedeva attraverso una scala nascosta nell’incavo ricavato nel muro della cucina, chiuso da una porta a soffietto. Di Forte non ha opposto resistenza. L’amica è stata trasferita nella sezione femminile del carcere di Enna.

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