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Banda Magnis,
6 condanne a Torino

giustizia

Sei condanne per associazione mafiosa e due per reati minori hanno chiuso a Torino un processo che ruotava attorno alla famiglia Magnis, 5 fratelli che, secondo l'accusa, avevano dato vita a un 'locale' riconducibile alla 'ndrangheta, ma autonomo rispetto alla criminalita' calabrese, nel Torinese. La pena più alta, 14 anni e 10 mesi, é stata inflitta a uno dei fratelli, Francesco; un altro dei 5, Roberto, è stato assolto dall'accusa di associazione mafiosa e condannato a 4 anni e 8 mesi.

Alcuni componenti della banda, attiva nel giro dei videopoker, secondo gli inquirenti risultavano in contatto con la cosca mafiosa del boss palermitano Lo Piccolo, anche se quattro pentiti di mafia siciliani in aula non hanno confermato questa ipotesi. Uno dei condannati, Ottavio Magnis, dopo la sentenza ha commentato: ''é assurdo. Mi ritengono colpevole di mafia e non so se faccio parte di Cosa Nostra, della 'ndrangheta o magari di Al Qaida. Speriamo che in appello sia fatta giustizia''. L'accusa di mafia è sempre stata respinta con sdegno dai Magnis che si ritengono attaccati ingiustamente soprattutto da collaboratori della procura di Torino, definiti "bugiardi". Il maggiore, Salvatore, prendendo la parola per un'ultima dichiarazione prima della camera di consiglio aveva detto "siamo arroganti, siamo 'vastasi', ma mafiosi no. Mi dovete condannare per quello che ho fatto, non per quello che non ho fatto". (ANSA)

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