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Caos in Siria
Blackout del web

Il web siriano è nuovamente offline in tutto il Paese dalle 10 locali, le 9 in Italia. Lo riferisce l'azienda Usa Renesys Corporation. L'accesso ad alcuni siti web governativi è bloccato: lo si può verificare utilizzando i tool online di monitoraggio dei siti web.

Stamani, intanto, una potente esplosione è stata avvertita nel cuore di Damasco, nei pressi di piazza degli Omayyadi. Lo riferiscono attivisti anti-regime. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di una autobomba esplosa davanti al teatro dell'Opera della capitale. Un corrispondente occidentale riferisce un primo bilancio di almeno due feriti gravi. L'ultimo attentato nel centro di Damasco risale all'8 maggio. Almeno due colpi di mortaio sono caduti sulle alture del Golan occupate da Israele, nei pressi del monte Hermon. Lo scrive il sito Ynet. Non ci sono vittime né danni. L'esercito ha deciso di chiudere il monte ai visitatori. Non si è potuto determinare il numero esatto dei colpi arrivati dalla Siria a causa delle cattive condizioni del tempo. Secondo quanto riferiscono i media si tratterebbe comunque di tiri involontari sparati da una delle due parti che si contrappongono nella guerra civile siriana. L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver inoltrato alle forze Onu dislocate lungo la frontiera un rapporto sull'incidente.

Le forze dei ribelli siriani hanno anche lanciato un attacco contro la prigione di Aleppo, nel nord della Siria. Lo riferisce al Jazeera, precisando che i ribelli stanno cercando di liberare i prigionieri. L'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) afferma che la notizia è vera così come le immagini  diffuse dalla televisione panaraba Al Jazira e smentite dal regime di Damasco. Secondo la fonte, i ribelli sarebbero riusciti a penetrare nel penitenziario, che ospita circa 4.000 detenuti, dopo avere aperto brecce nel muro di cinta con le esplosioni di autobomba guidate da kamikaze.

Per il quotidiano panarabo al Hayat, che cita "fonti ben informate" a Teheran, l'Iran ha un piano per contenere i rischi di un'eventuale caduta del regime siriano del presidente Bashar al Assad, suo alleato da decenni, coinvolgendo in modo più massiccio il movimento sciita libanese Hezbollah e minacciando Israele di aprire, per la prima volta dopo quasi 40 anni, il fronte di guerra sulle Alture del Golan.

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