Danneggiate le auto del cognato e del nipote del neo sindaco di Bonifati Antonio Mollo. Le vetture una Nissan e una Peugeot rigate sui fianchi con dei chiodi. Ad una è stato rotto anche il finestrino con un masso. Perché si chiedono nel piccolo centro del tirreno cosentino colpire la famiglia di Giuseppe Cottone, storico esponente del PD locale? Un avvertimento nei suoi confronti e nei confronti del figlio oppure un messaggio trasversale per il cognato sindaco, rigurgiti della recente campagna elettorale? I carabinieri stanno vagliando le varie ipotesi e stanno cercando di individuare grazie alle telecamere di sorveglianza della zona gli autori di un atto cosi vile. Al di là dei danni l’episodio ripropone la questione sicurezza su questo territorio come in tutto quello della provincia di Cosenza. Furti, danneggiamenti, rapine, aggressioni, estorsioni. Le cronache oramai sono diventate dei veri e propri bollettini di guerra. Alla base di questo stillicidio di violenze e violazioni un crescente livello di illegalità, complice forse anche la crisi, ma soprattutto un diffuso senso di impunità, una deviata concezione della giustizia: se ritengo di aver subito un torto, non denuncio, mi vendico, oppure la tracotanza che anima molti delinquenti e aspiranti tali: voglio dimostrare il mio potere. E se a Bonifati il locale partito democratico condanna senza remore il gesto, se riconduce la matrice ad un probabile dissenso ideologico, beh più in generale fatti del genere dovrebbero indurre una seria riflessione sulla deriva in cui è precipitata la società.