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Quant’è difficile
fare cinema al Sud

Fresco trionfatore ai David di Donatello con ben sei riconoscimenti per “La migliore offerta”, Giuseppe Tornatore non ha mancato l’ormai quasi abituale appuntamento con Taormina, dove è sempre accolto in maniera festosa e affettuosa. E ieri sera nel Teatro Anticoharicevuto il premio “Cariddi” del 59. FilmFest. Nel pomeriggio Tornatore è stato protagonista, nel centro congressi Diodoro (a causa dell’inagibilità del Palacongressi) stracolmo di studenti del “Campus”, di un’assai interessante “TaoClass” sul tema “Sud e regia”. Coprotagonista d’eccezione il magistrale Francesco Rosi, in collegamento via Skype dalla sua casa romana. I due maestri del cinema, di due generazioni diverse (Tornatore è del ’56, Rosi è del ’22) hanno dato vita – come è ben noto agli appassionati – all’illuminante libro-intervista “Io lo chiamo cinematografo”, frutto –come ha ricordato Tornatore –di 102 loro incontri, di oltre due ore ciascuno, che vanno al di là della semplice rievocazione della straordinaria carriera di Rosi. Il volume è, infatti, un vero e proprio trattato di cinematografia nel quale emerge la straordinaria acutezza etica e artistica dell’ultranovantenne Rosi, mediata dalla meticolosità critica di Tornatore. E vederli ridare vita a uno di quei loro incontri, pur a distanza, è stata un’esperienza unica per i tanti giovani cinefili che, al termine, avrebbero voluto porre all’infinito le loro domande ai due personaggi eccellenti.

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