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Egitto, Mansour
presidente ad interim

Presidente della Corte costituzionale egiziana, il giudice Adly Mansour, ha giurato come presidente ad interim dopo essere stato designato dai militari a succedere al deposto capo di Stato Mohamed Morsi. Per il momento Mansour - ha precisato la Reuters - ha prestato giuramento come presidente della Corte Costituzionale, a breve, seguirà il giuramento come presidente ad interim al posto del deposto Morsi.

Mohammed Morsi non è più presidente dell'Egitto. Dopo una giornata convulsa, che hatenuto il Paese con il fiato sospeso, la sorte di Morsi - agli arresti domiciliari da metà pomeriggio di ieri, dopo la scadenza dell'ultimatum dei militari - è stata definitivamente segnata con l'annuncio, da parte del ministro della Difesa Abdel Fattahel Siss, di una road map che sospende la costituzione, consegna i poteri presidenziali al presidente della Corte costituzionalee crea un governo tecnico, in attesa di nuove elezionipresidenziali. Dopo l'annuncio della road map, presentata anche dal granimam di Al Azhar Ahmed el Tayyeb e dal capo della chiesa coptaTawadros, Piazza Tahrir, stracolma di manifestanti e illuminata dai fuochi d'artificio, è esplosa di gioia.

E' salito a 14 morti il bilancio degli scontri notturni tra manifestanti a favore e contro il deposto presidente Mohamed Morsi verificatisi in diverse città del Paese. Ad Alessandria d'Egitto si contano anche 50 feriti.

Un percorso che realizza "una vera conciliazione" e rimettein marcia il processo della rivoluzione del 2011, nelle paroledi Mohamed el Baradei, portavoce di tutte le opposizioniegiziane. Ma Morsi, nonostante tutto, sembra non mollare. E con untweet, in serata, "sollecita civili e militari a rispettare lalegge e la costituzione e a non accettare il golpe che riportaindietro l'Egitto". "Sono il presidente eletto", dice poi inun video registrato, dove invita il popolo a difendere la"legittimità". La lunga giornata che ha visto la deposizione del primopresidente dei Fratelli Musulmani è stata un crescendo di indizi sempre più insistenti e visibili di un intervento deimilitari. Alle voci di un golpe militare in atto, di arrestidomiciliari per Morsi, di un divieto di espatrio per lui e perla cerchia ristretta di dirigenti della Fratellanza, si sonoaggiunte le notizie su imponenti movimenti di mezzi blindati edi truppe, soprattutto nella zona del palazzo presidenziale diIttahadeya.

Che tutto fosse pronto per l'annuncio lo aveva fatto intuirela mobilitazione alla televisione di Stato, dove militari eforze della sicurezza hanno presidiato le redazioni esoprattutto gli accessi agli studios televisivi, dai quali sitrasmettono le dirette. Nell'attesa quasi parossistica, le piazze si sono riempitefino all'inverosimile già dal primo pomeriggio, in coincidenzacon il count down per la fine dell'ultimatum. Anche le piazzepro Morsi si sono riempite e in tarda serata, ad Alessandria, cisono stati scontri tra sostenitori e oppositori del capo dellostato. In mattinata si era sparsa la notizia che le forze armate avrebbero diffuso un comunicato alle 16.30 ora locale, la stessa in Italia, esattamente allo scadere dell'ultimatum lanciato 48ore fa a Morsi per ingiungergli di trovare una soluzionecondivisa con le forze di opposizione.

Un'intimazione a tenere in considerazione le rivendicazioni di milioni di persone, inquella che la Bbc ha definito "la più grande manifestazionepolitica nella storia dell'umanita". Ma Morsi ha fatto scorrere le ore ribadendo in maniera quasiossessiva di avere la legittimità dalla sua parte, in quantopresidente eletto. A metà giornata, un nuovo drammaticomessaggio del portavoce della presidenza: "E' meglio per ilpresidente, che altrimenti riconsegnerebbe il Paese ai giornidella dittatura, morire in piedi come un albero". Solo qualche minuto primo dello scadere dell'ultimatum, lapresidenza ha diffuso una nota che conteneva una ipotesi di roadmap del presidente. Governo di coalizione e commissione perredigere una nuova costituzione da sottoporre al nuovoparlamento. Un tentativo fuori tempo massimo. Il ministro della Difesa el Sissi aveva incontrato inmattinata i vertici delle forze armate, e nel corso dellagiornata i leader delle opposizioni, delle istituzioni religiosee di alcuni partiti islamici (ma non la Fratellanza e lecorrenti salafite che le sono più vicine, che non hanno accoltol'invito). In un drammatico crescendo di notizie sui social network, acolmare il silenzio delle voci ufficiali, il portavoce dellaFratellanza ha scritto in serata: "E' in corso un vero e proprio golpe militare in Egitto. I carri armati si stannomuovendo nelle strade". Gli Usa, per l'ennesima volta negli ultimi giorni, hannoespresso la loro preoccupazione, sollecitando una soluzionepolitica. E' presto per dire se anche questo appello sia fuoritempo massimo.

OBAMA, TORNI PRIMA POSSIBILE GOVERNO DEMOCRATICO - Torni il prima possibile in Egitto un governo civile democraticamente eletto. Al termine di una giornata drammatica, con le telecamere di tutto il mondopuntate sulle piazze divise del Cairo, Barack Obama rompe ilsilenzio. E in una lunga nota, senza mai citare la parola‘golpe’, lancia un forte appello alle Forze Armate, il caposaldostorico nei rapporti tra gli States e l’Egitto, perche’ristabiliscano quanto prima una situazione di agibilita’democratica, senza ricorrere alla violenza, evitando diarrestare in modo ‘’arbitrario’’ Morsi e i suoi sostenitori. Uncomunicato delicato, limato nei dettagli assieme al capo delPentagono, Chuck Hagel e il capo degli Stati Maggiori, GeneraleMartin Dempsey che gli hanno fatto visita alla Casa Bianca, inquesta sua complicata prima giornata, di ritorno dalla missionein Africa.

   Gli Stati Uniti, sottolinea Obama, sono ‘’profondamentepreoccupati per la decisione delle Forze Armate egiziane dirimuovere il presidente Morsi e sospendere la Costituzioneegiziana’’. ‘’Faccio ora appello alle forze armate egiziane –afferma in prima persona - affinché agiscano rapidamente eresponsabilmente per restituire piena autorità ad un governocivile democraticamente eletto, il più presto possibile,attraverso un processo inclusivo e trasparente". Obama sa beneche in queste ore in piazza, tra chi ha chiesto la fine delregime dei Fratelli Musulmani c’e’ chi lo attacca per il suoappoggio a Morsi. Proprio agli studenti del Cairo, 4 anni fa,Obama lancio’ il suo storico appello al dialogo a tutto l’Islam. E oggi ricorda a tutti gli attori in campo che gli ‘’StatiUniti non sostengono alcun leader o alcun partito’’. ‘’Il nostroimpegno – assicura il presidente - e’ a favore di un processodemocratico e al rispetto della legge. Sin dall’inizio degliscontri – osserva Obama – abbiamo chiesto a tutte le parti dilavorare assieme, evitando ogni ricorso alla forza o allaviolenza. Noi crediamo – prosegue il presidente Usa – che ilfuturo dell’Egitto dipenda dalla volonta’ del suo popolo’’.Detto questo, e’ necessario che la transizione sia rapida e chein nessun modo il rivolgimento popolare di queste ore sitrasformi in un vero e proprio colpo di Stato. In gioco non c’e’solo una questione morale, ma anche il futuro dell’allenzaeconomico-militare tra Stati Uniti e l’Egitto, consideratotradizionalmente dalla Casa Bianca il secondo alleato storico,dopo Israele, di tutta la turbolenta area mediorientale.

Al riguardo la legge federale parla chiaro: nessun aiuto economicopotra’ essere destinato a Paesi il cui governo democraticamenteeletto venisse deposto da un golpe militare. A rischio ci sono1200 milioni di dollari in aiuti militari e 250 milioni di aiutieconomici. Non a caso, Obama affronta direttamente il punto conparole molto chiare rivolte ai militari: "Tenuto conto deglisviluppi di oggi ho dato direttive alle agenzie e aidipartimenti competenti di valutare le implicazioni di leggerispetto agli aiuti americani al governo egiziano". Su questopunto, i nuovi padroni del Cairo devono dare assicurazioni moltoin fretta. Il presidente della Commissione del Senato checontrolla la gestione degli aiuti Usa all’estero, il democraticoPatrick Leahy, ha gia’ fatto sapere che e’ pronto a rivederetutti gli aiuti all’Egitto, se i militari dovessero venir menoalla parola data e non cedere il potere.

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