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La nuova mafia
di Barcellona
davanti al Gip

I trentasei indagati dell’operazio - ne antimafia “Gotha 4” arrestati la notte di mercoledì nel corso della maxi operazione congiunta di polizia e carabinieri, sono praticamente “distribuiti” in quasi tutte le carceri siciliane tra Palermo, Messina, Siracusa, Agrigento e Caltanissetta. E ieri è cominciata la lunga tornata degli interrogatori di garanzia con i primi dieci indagati che si trovano detenuti a Palermo, che sono stati sentiti dal gip Massimiliano Micali anche alla presenza dei sostituti della Distrettuale antimafia di Messina Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo. Su dieci soltanto due hanno parlato, gli altri otto si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In questi giorni si proseguirà con l’interrogatorio di tutti gli altri, compreso Carmelo Mazzù che era sfuggito al blitz ed è stato catturato a Barcellona nella tarda serata di mercoledì. Se le figure centrali sul piano dell’apporto collaborativo per le precedenti operazioni antimafia “Gotha” e “Pozzo” sulla famiglia di Barcellona erano stati l’ex capo dei Mazzarroti Carmelo Bisognano e quindi il “soldato che sapeva troppo” Santo Gullo, è indubbio che la struttura processuale della “Gotha 4”è delineata sulle dichiarazioni di Salvatore Campisi, il “pentito-ragazzino” figlio dell’ex capomafia di Terme Vigliatore, Agostino, che ha compiuto 28 anni il 30 marzo scorso. Già condannato in abbreviato per l’operazio - ne “Vivaio”, è stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Mu - stra” nell’aprile del 2012, in pratica un’indagine sulle nuove leve mafiose del comprensorio tirrenico che si erano organizzate approfittando del fatto che “i vecchi” barcellonesi erano tutti finiti in carcere per le fondamentali operazioni antimafia degli ultimi anni “Gotha”e“Pozzo”. A 28 anni Campisi era riuscito a diventare il “reggente” di Terme Vigliatore, ma ha deciso di recidere il legame mafioso. Il perché lo ha spiegato con una deposizione-fiume il 30 aprile scorso al processo “Vivaio”, sollecitato a raccontare tutto dal sostituto della Dda Giuseppe Verzera, un altro dei componenti del pool di magistrati che si occupa da anni dell’operazione “Gotha” e lo ha sentito più volte a verbale in questi mesi. Vale la pena di riportare ancora una volta la sua dichiarazione in quel processo: «Se posso dire un’altra cosa che non c’entra niente con la mia collaborazione però mi sento di dire da persona cambiata vorrei dare un appello ai giovani d’oggi, che non si lascino costringere da parenti o amici o conoscenti, di non lasciarsi convincere, perché si distruggono la vita e non è una cosa che un giovane di oggi per qualche momento di padronanza, o per soldi, o un po’ di droga, si deve distruggere la vita. Perché Iddio ci ha dato la libertà, l’amore e la felicità. E non è giusto che con queste associazioni li distruggiamo. Io ormai ho distrutto la mia vita ho fatto tanti errori, credo di recuperare, ma credo che i giovani di oggi possono ancora recuperarsi, di uscirsene da questo giro mafioso di queste famiglie o di non far parte di queste famiglie, è una cosa che dico col cuore e che dimostrerò. Ripeto, ringrazio i magistrati che mi hanno ascoltato e mi hanno dato questa opportunità dalla vita».

Diversi articoli sull'operazione Gotha 4 li trovate sul nostro giornale

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