A meno di un mese di distanza dalla condanna di Silvio Berlusconi a sette anni di carcere per il caso Ruby, arriva la sentenza per coloro che ai tempi dell'inchiesta sui presunti festini hot ad Arcore sono stati i suoi coindagati, e cioè Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. E se il Cavaliere è stato giudicato con rito immediato per concussione e prostituzione minorile, gli altri tre sono stati processati con rito ordinario e rispondono di favoreggiamento e induzione della prostituzione anche della non ancora maggiorenne 'Rubacuori'.
E' atteso infatti per oggi il verdetto della quinta sezione penale del Tribunale di Milano, presidente Annanaria Gatto e giudici a latere Paola Pendino e Manuela Cannavale, davanti alla quale si è celebrato il dibattimento a carico dell'ex direttore del TG4, dell'ex talent scout - due anni fa arrestato anche per la bancarotta della sua Lm Management e ora in affidamento ai servizi sociali - e per l'ex igienista dentale del leader del Pdl nonché ex consigliere regionale lombardo.
Un dibattimento che si è aperto il 21 novembre di due anni fa e che, a dire di tutte le parti, è andato avanti in un clima "sereno": a differenza del procedimento 'gemello', nessun tono sopra le righe, niente polemiche e rinvii decisi con l'accordo di tutti. In aula, ad assistere alle udienza, spesso si sono viste tra i banchi delle parti civili Ambra e Chiara e Imane Fadil, testimoni chiave dell'accusa assieme ad altre giovani. Si sono viste anche Iris Berardi e Barbara Guerra le quali, però, poco tempo fa hanno rinunciato a costituirsi contro i tre imputati. Qualche volta, ovviamente bersagliata da flash e domande, è apparsa anche la esuberante Minetti e ultimamente Lele Mora è diventato un habitué in aula.
Di rado invece è comparso Emilio Fede il quale, a differenza dei suoi coimputati, ha preferito non rendere dichiarazioni spontanee ma affidare la sua autodifesa a una breve lettera. Oltre alla requisitoria dei pm, che si è conclusa con la richiesta di condanna a sette anni di reclusione, 35 mila euro di multa e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici nonché da incarichi e servizi che hanno a che fare con minori, per ciascuno uno dei momenti clou del processo è stato l'esame di Ruby.
La ragazza marocchina al centro della vicenda e una delle 34 parti offese è stata chiamata non tanto da accusa o difese ma dal Tribunale. La giovane nella sua testimonianza, durata per ben due udienze, ha liquidato come "cavolate", "bugié, "panzanate", "fandonie" e "balle" le dichiarazioni da lei rese a inquirenti e investigatori nell'estate di tre anni. In più una raffica di "non ricordo" e, ovviamente, mai sesso con l'allora capo del governo in cambio di denaro, ma da lui solo un 'generoso' aiuto economico.
E poi nessuna attività di prostituzione né sua né delle ospiti a villa San Martino dove il "bunga-bunga" significava innocenti travestimenti e balli solamente sensuali. Ora toccherà al collegio - che probabilmente già in mattinata entrerà in camera di consiglio - valutare la sua deposizione e quella di altri testimoni convocati in aula e se, in base alle prove raccolte dai pm, alle parole dei testi di accusa e difese, alle dichiarazioni spontanee degli imputati e al tentativo di smontare l'impianto accusatorio dei loro legali, Fede, Mora e Minetti meritano di essere condannati o di andare assolti. (ANSA)