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Treno deragliato in Spagna
L'allarme era scattato

Il sistema di allarme per segnalare l'eccessiva velocità nella curva in cui è avvenuto l'incidente ferroviario di Santiago de Compostela avrebbe funzionato, secondo quanto emerge dai primi rilievi compiuti dai tecnici. Il sistema - visivo e acustico - ha segnalato al conducente che la velocità era superiore a quella prevista.

A quel punto - dicono i tecnici, citati dai media spagnoli - era compito del conducente azionare il sistema frenante.

Il macchinista, Francisco Josè Garzòn Amo, è sempre ricoverato in stato di arresto nell'ospedale di Santiago e oggi, se le sue condizioni di salute lo consentiranno, sarà interrogato dal magistrato. Garzòn Amo avrebbe confessato che il treno era lanciato a 190 km orari anche a due agenti di custodia che presidiano la sua stanza in ospedale. La stessa cosa aveva fatto subito dopo l'incidente in un collegamento radio con la stazione, esclamando: "Speriamo che non ci siano morti, senno me li porterò sulla coscienza". 

"Que horror, que horror, Dios mio": con voce tremante, piangendo, impaurito, un anziano si guarda attorno e vede corpi, sangue, grovigli di lamiere, oggetti piovuti ovunque. Sono le 20.42 di mercoledì. Il treno Alvia 141 della linea ad alta velocità (AVE) Madrid-Ferrol è deragliato a una curva alla folle velocità di 190 km orari a tre chilometri dalla stazione di Santiago de Compostela. Da subito si percepisce la gravità della tragedia, che alla fine conterà almeno 80 morti e 178 feriti, di cui decine gravi.

Tra le vittime ci sono molti stranieri. Forse anche un italiano, come riferiscono fonti galiziane dei soccorritori. Ma su questo mancano conferme ufficiali, così come il bilancio della carneficina non è ancora definitivo. E', per gravità, il secondo incidente ferroviario mortale della storia spagnola, il primo dell'AVE. Suscitano sgomento quei corpi raccolti e coperti alla meno peggio con plaid e lenzuola, che i soccorritori allineano lungo il tracciato; i feriti che a stento vengono estratti dalle carrozze scomposte. Intorno, anche qualche arto, addirittura una testa. Sulle dieci carrozze del convoglio viaggiavano 218 passeggeri e due macchinisti, oltre l'equipaggio, diretti a Santiago dove oggi era previsto il primo dei sette giorni di festa in onore dell'apostolo San Giacomo. Pendolari, turisti, fedeli, partiti alle 15 dalla stazione madrilena di Chamartin e diretti a uno dei centri più frequentati del turismo religioso cattolico. 

Per tutti era un treno "assolutamente sicuro", come garantisce la pubblicità delle ferrovie spagnole per i tratti dell'AVE. Invece, dopo un lungo rettilineo, percorso a 250 chilometri orari, un tunnel e, subito dopo, una curva a sinistra "chiusa". La motrice esce dai binari e si incanta contro un muro; la seconda carrozza si sgancia, si impunta e causa l'innalzamento delle altre carrozze, che salgono fino a sei metri per poi ricadere pesantemente, sbattendo i passeggeri come palline in un barattolo. Le immagini che riesce a riprendere una telecamera posta su un palo della ferrovia lungo il tracciato sono spaventose e mostrano la pazzesca velocità con cui il convoglio ha imboccato la curva. 

Anche le prime perizie lo confermano, e lo ammette lo stesso conduttore: "Andavo a 190, spero che non ci siano vittime altrimenti me le porto sulla coscienza", esclama dalla cabina, via radio, alla stazione pochi istanti dopo lo schianto: 190 km/h in un punto in cui è vietato superare gli 80 perché la curva è difficile e, soprattutto, la linea non è attrezzata per l'alta velocità. Esclusa invece subito l'ipotesi dell'attentato, avanzata dopo che un testimone aveva detto di aver sentito un'esplosione: in realtà si trattava del violento boato dell'impatto.

 Errore umano, guasto dei sistemi di sicurezza o difetti della motrice? Due inchieste - della magistratura e della Commissione sugli incidenti ferroviari - hanno il compito di accertarlo. Il macchinista, Francisco José Gazón Amo, è comunque in stato di fermo, in ospedale, su decisione del tribunale. A chi lo ha soccorso - e viaggiava sul treno - ha detto "voglio morire". E' un uomo di 52 anni, 30 dei quali nelle ferrovie, gli ultimi dieci come conduttore e tre sul tratto in cui ieri sera ha avuto l'incidente. Il treno aveva cinque minuti di ritardo, ma gli esperti escludono che sia il motivo dell'alta velocità perché un pilota esperto sa come comportarsi in questi casi. Restano la negligenza (compreso lo stato fisico alterato dall'eventuale uso di alcool o droghe) o un guasto ai sistemi di sicurezza che dovrebbero intervenire in caso di violazioni dei protocolli (come la velocità elevata, dove non prevista). Un guasto della motrice è ritenuto poco probabile perché proprio ieri aveva concluso la revisione prima di partire. Centinaia di persone hanno partecipato ai soccorsi; in migliaia stanno continuando a donare il sangue nei diversi ospedali in cui sono stati ricoverati i feriti. Un via vai convulso, in mezzo al dolore e alla rabbia di chi si è recato sul posto per avere notizie di amici o parenti. "Sembrava un girone dantesco", commenta il presidente della Galizia, Alberto Monez Feijoo. Tre giorni di lutto nazionale sono stati annunciati dal premier Mariano Rajoy, che stamattina è accorso a Santiago: "Una cosa orribile che ha macchiato i giorni dell'Apostolo". Rajoy - alle prese con una gaffe nella nota di cordoglio, copiata da quella per il terremoto in Cina - è galiziano. Le feste, ovviamente, sono state annullate. E in segno di lutto il re Juan Carlos ha cancellato tutte le attività ufficiali.

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