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Un chilometro di terrore,
poi il tragico volo

Una folle corsa verso la morte, l’autobus impazzito e senza controllo che tra- volge 100 metri di guard-rail di ce- mento e lamiera per finire in fondo a una scarpata, 30 metri più in basso. Le cause della strage sull’A16 in cui sono morte 38 persone (tre i bambini) e un’altra ventina – tra automobilisti e passeggeri del bus – sono rimaste ferite sono ancora tutte da accertare e, come dice il procuratore di Avellino Rosario Cantelmo, «si potrebbe arrivare a responsabilità a più livelli»: ma qualche elemento comincia a emergere dai primi accertamenti svolti dagli investigatori. Quel che è certo è che bisognerà dare in tempi stretti risposte concrete ai parenti delle vittime ieri assiepati nell’improvvisata camera ardente nella scuola di Monteforte Irpino. «È un giorno molto triste, non ci sono parole», è il commento del premier Letta, che ha proclamato per oggi il lutto nazionale e sarà ai funerali delle vittime a Pozzuoli, mentre il Presidente Napolitano definisce «inaccettabile» quel che è accaduto e ora spetta ai magistrati scoprirne i motivi. Allo stato dell’indagine, aperta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, non si esclude alcuna pista. La dinamica precisa non è ancora stata ricostruita dalla Polstrada ma, stando ad alcune fonti, il mezzo avrebbe avuto dei problemi ben prima di precipitare dalla scarpata. Trovati lungo la strada “pezzi” del sistema di trasmissione del bus. E un operatore di Autostrade che segnalava la presenza di un cantiere ha detto di aver visto il bus passare a velocità elevata e con una porta aperta o mancante a 1.100 metri dal punto di caduta. Si valuta pure la posizione di “Autostrade”. Comunque, secondo le fonti, «si può senz’altro ritenere» che l’autista abbia tentato di frenare la corsa del bus “strusciando” sul guard-rail, purtroppo senza riuscirci.

 

 

 

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