Gli uomini del PdL alzano i toni fino a evocare scenari "catastrofici". C'è chi azzarda addirittura, la possibilità di una "guerra civile".
"O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato e nello stesso tempo rendere possibile l'agibilità politica del leader del maggior partito italiano oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti". Così Sandro Bondi (Pdl).
''Non possiamo che ribadire la richiesta forte di rimettere Berlusconi nelle sue facoltà politiche, alla guida della nuova Forza Italia e del centrodestra italiano'', ''se non c'è alcuna risposta alle nostre richieste, ho l'impressione che l'unica opzione sia quella di ridare la parola agli elettori''. Parola del senatore del Pdl Paolo Romani, intervistato da Repubblica. ''Abbiamo voluto dare un segnare di forte unità del partito e di compattezza a sostegno del nostro leader, proprio nel momento in cui altri partiti sono allo sbando, spaccati, frantumati - spiega l'ex ministro -. Il segretario Angelino Alfano ha preso la parola, si è commosso, lo eravamo tutti noi, e al termine ha messo a disposizione del presidente le dimissioni di tutti i membri del governo''.
''Nessuno si tirerà indietro pur di raggiungere l'obiettivo per noi irrinunciabile''. ''La richiesta dei due capigruppo sarà formalizzata nell'arco di ore e ci attendiamo una risposta dal Colle a giorni. Noi intanto siamo impegnati nel lancio del progetto Forza Italia''. ''Valutiamo una cosa per volta - dice Romani a proposito del 'no' del Colle alla grazia -. Chiediamo la riforma della giustizia e prendiamo atto che questo governo di larghe intese è l'unica opzione politica sul campo. Ma le reazioni penose di queste ore dei dirigenti Pd, a cominciare da Bersani, dimostrano come la nostra responsabilità nei confronti del Paese non trova alcun riscontro nella posizione dei nostri alleati''. (ANSA).
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