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Argentina ancora indigesta
Italia ko a Roma, 2-1

La lunga estate da bollino nero del calcio italiano si trascina oltre ferragosto: dopo le miglior squadre di club, maltrattate dalle avversarie straniere in amichevole, tocca alla nazionale di Prandelli squagliarsi al caldo dell'Olimpico, agghindato a festa per la sfida-gala per il Papa contro l'Argentina. Gli azzurri perdono 2-1 (stesso risultato della sfida precedente con i sudamericani, sempre a Roma nel 2001), con gol di Higuain e Banega e Insigne: ma sono a lungo ridotti al ruolo di sparring partners. Troppo ampio il divario tecnico-atletico in questa fase della stagione, nella partita per festeggiare Papa Francesco si 'e capito in un amen che il risultato non avrebbe potuto assecondare il tifo ecumenico del Pontefice. Ridimensionata a livello agonstico dall'assenza in campo degli infortunati Messi e Balotelli, e sul piano simbolico da quella del Papa in tribuna (dove non c'era neanche il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone), la sfida e' andata almeno nel segno indicato dal Pontefice alla vigilia. E' stata una festa, ancorche' in uno stadio semivuoto di spettatori. Era pieno di striscioni a sfondo religioso, pero' l'Olimpico: Prandelli e Sabella ne hanno biblicamente approfittato per dare spazio a sorpresa in avvio ai pargoli Verratti e Lamela. Per gli azzurri, fuori Pirlo che domenica nello stesso stadio si giochera' con la sua Juve la Supercoppa contro la Lazio e arretramento nel modulo 4-3-2-1 di De Rossi a centrale difensivo, modello euro 2012. La differenza di condizione (oltre che di caratura tecnica) ha trasformato in un piano inclinato in salita il primo tempo degli azzurri. Che faticavano con gli esterni sia a destra sia a sinistra nella fase propulsiva e non trovavano luce e ariosita' a centrocampo nelle giocate di Verratti, Giaccherini e Montolivo. Cosi' in avanti Osvaldo faceva inutilmente la boa, a galleggiare nel mare di maglie biancocelesti e a prendersi i fischi puntuali di laziali e romanisti delusi. Gli argentini invece, pur senza forzare troppo, quando arrivavano dalle parti di Buffon facevano venire i brividi a Prandelli. Fatale che in queste condizioni arrivasse il vantaggio dei sudamericani, conseguenza di un errore (passaggio orizzontale al limite della propria area) al 20' di De Rossi, trasformata da Lamela che intercettava in un assist per Higuain: il centravanti del Napoli era bravissimo per parte sua a trasformare con un tiro di destro di potenza impressionante. Neanche il colpo subito scuoteva la nazionale italiana, che con il suo tran tran prevedibile rimediava qualche calcio d'angolo, un paio di cross sotto porta di Candreva e un fiacco colpo di testa di Chiellini. Molto piu' pericolosa la squadra di Sabella, brava a gestire il pallone e a cercare l'affondo al momento giusto. Che sembrava arrivare a un minuto dalla fine del primo tempo, quando i sudamericani sfiorano solamente il colpo del ko grazie a un contropiede micidiale di Di Maria, seguito da tocco perfetto a Palacio che a un metro da Buffon sprecava calciando alto. Nella ripresa Prandelli risparmiava Candreva e Marchisio (come per Pirlo a scopo Supercoppa), oltre a Montolivo: entravano in sostituzione rispettivamente Insigne, Aquilani e Florenz. Usciva anche Lamela tra gli argentini, sostituito da Banega. Che in 4' lasciava il segno: rapida azione collettiva conclusa con un tocco di Higuain a Banega, botta di destro e raddoppio argentino confezionato. Il ct azzurro allora ci provava con Diamanti al posto di Giaccherini, mentre Buffon in porta dava spazio a Marchetti che era chiamao subto al miracolo calcistico su tiro ravvicinato di Higuain. Diamanti regalava un sussulto azzurro al 23', con la consueta punizione a giro (traversa), ma sul piano del gioco non cambiava molto nonostante il balletto delle sostituzioni a cui dava vita anche il ct argentino. E pero' a sorpresa con un destro a giro Insigne sembrava riaprire la partita. Gli azzurri andavano in forcing grazie alle energie immesse dai nuovi, era Di Maria pero' a sfiorare la rete dopo splendido guizzo. Sebbene plausibile per quanto visto in campo, la terza rete argentina sarebbe stata pero' punizione troppo severa per l'Italia volenterosa del secondo tempo. E probabilmente non avrebbe gradito neanche il Papa… (ANSA).

 

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