«Alla battuta “ddu frocio di to figghiu!” gli spettatori si sono messe a ridere in maniera molto forte e hanno pure battuto le mani. Ma io, io mi sono sentito sprofondare». Si apre con queste parole una lettera indirizzata ieri al nostro giornale che denuncia un presunto caso di omofobia verificatosi nel corso di uno spettacolo teatrale realizzato nella parrocchia di Santa Maria e San Rocco di Nasari, a Barcellona Pozzo di Gotto: la “commedia popolare” , intitolata “Maliditti i cellulari” e rappresentata dal gruppo Giovani della parrocchia di Nasari, tratta di due personaggi, un padre balbuziente e un gay, figlio del protagonista, che divengono oggetto di scherno e diletto anche per il pubblico presente in sala. «Soprattutto il personaggio del gay – si legge nella lettera – palesemente effeminato, è stato più volte preso in giro nella commedia, dileggiato, reso “macchietta” e oggetto di risate da parte del pubblico. Io sono gay e non mi vergogno di questo. Mi vergogno, però, di vedere una parrocchia, che diventa veicolo di omofobia e che dovrebbe, invece, promuovere la cultura dell'integrazione, della tolleranza e dell'amore».
Sulla vicenda il parroco di Santa Maria e San Rocco di Nasari, don Josef Ellul, si è difeso apertamente, negando il fatto con durezza e asserendo di non aver voluto, in nessun modo, urtare la sensibilità di qualcuno, «specie come sacerdote di questa comunità parrocchiale.
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