Si infuoca la polemica scaturita dall’annunciata riforma amministrativa che il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta intende varare entro l’autunno. Non piace a molti, infatti, la progettata abolizione delle province e l’accorpamento amministrativo di circa duecento comuni con meno di cinquemila abitanti negli istituendi Liberi Consorzi di pertinenza o nelle tre aree metropolitane (Palermo, Messina e Catania) già previste dalla legge 142 del 1990 e non ancora attuate. In proposito, al momento, come ha precisato il presidente della Regione, esistono solo cinque progetti elaborati da cinque commissioni istituite dall’assessore alle Autonomie Locali Patrizia Valenti e messi a disposizione dei capigruppo dell’Ars per una prima valutazione. Il che, però, ha provocato «molta confusione –ha precisato Crocetta nel tentativo di smorzare le polemiche –a causa di un dibattito virtuale intorno a proposte che non sono del governo». Le stesse proposte saranno esaminate dalla giunta di governo probabilmente già martedì. Intanto in regime di transizione la Giunta ha deciso che alcune materie passeranno alla competenza dei Comuni (scuola e commercio), le altre alla Regione. I dipendenti provinciali seguiranno inevitabilmente il destino delle competenze.
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