Organizzavano falsi sinistri per riscuotere i premi assicurativi, una cifra quantificata in 1 milione e mezzo di euro. Le indagini, svolte dai militari dell’Arma e coordinate dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, hanno accertato l’attività illecita dell’organizzazione che avrebbe creato ad arte 33 incidenti stradali in tutto il territorio tirrenico, soprattutto in quello adiacente alla città del Longano. 16, in totale, le misure cautelari emesse. Ai domiciliari sono finiti il 43enne di Mazzarrà Sant’Andrea Filippo Reale, l’avvocato barcellonese Antonino Carlo Zarcone, 33 anni, ritenuti dagli investigatori i capi dell’organizzazione, e i medici Bernardino Salamone e Giuseppe Milone, entrambi di Barcellona ma residenti rispettivamente a Castroreale e Milazzo. 3 i soggetti raggiunti dal divieto temporaneo ad esercitare l’attività professionale. Si tratta dei medici Claudio Aliberti e Domenico Giunta e dell’avvocato Anna Maria Coppolino, tutti residenti a Barcellona. Obbligo di dimora, invece, per 5 persone mentre altre 4 sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’indagine, nata nel 2009 e durata quindi quasi quattro anni, vede coinvolti e iscritti nel registro degli indagati, a vario titolo, oltre 200 persone.
Grazie all’ausilio di una microspia, posta all’interno dello studio legale di Carlo Antonino Zarcone, e alle intercettazioni ambientali, i carabinieri hanno fatto piena luce sulle varie fasi delle frodi a danno delle compagnie assicurative.. La più alta ha fruttato un profitto indebito di 46mila euro.
Il meccanismo della truffa era abbastanza consolidato e comune ad altre indagini della stessa fattispecie. Venivano creati falsi sinistri, poi sui certificati del pronto soccorso, con la complicità dei quattro medici indagati, veniva aumentata la gravità delle lesioni per le quali, successivamente partivano le richieste di risarcimento dei cosiddetti danni biologici. Solitamente la compagnia di assicurazione sottoponeva a visita medico – legale il presunto “danneggiato”, all’esito della quale erano sempre smentite le conclusioni del medico di parte associato. Nasceva quindi un contenzioso che spesso veniva chiuso in via stragiudiziale mediante il riconoscimento a favore del “danneggiato” di un indennizzo minore rispetto a quello inizialmente richiesto. In molte altre occasioni, sul rifiuto delle compagnie di pagare l’indennizzo era predisposta citazione a giudizio innanzi al Giudice di Pace. I capi dell’associazione individuavano quindi almeno due falsi testimoni che, istruiti a dovere, rendevano falsa testimonianza.
In quasi tutti i casi esaminati, le compagnie di assicurazione hanno liquidato l’intero indennizzo richiesto, ma poi sono state costrette a chiudere i battenti. Secondo i riscontri investigativi, Reale e Zarcone provvedevano ad accompagnare, o fare accompagnare da altri complici, l’intestatario del titolo in banca al fine di intascare immediatamente il profitto. Abitualmente l’assegno era inviato allo studio di Zarcone o dell’altro legale associato, l’avvocato Anna Maria Coppolino, in modo da avere l’assoluto controllo anche della riscossione del denaro.
Un fenomeno, quello delle truffe assicurative, ben radicato nel nostro territorio e ben focalizzato da un parere di un consulente medico docente presso l’Università degli Studi di Messina, che su richiesta di una compagnia assicurativa aveva fornito un parere di parte, facendo, però, notare la scarsa limpidezza e l’estrema disinvoltura dei medici nel rilascio di certificati post incidenti.