di Anna Mallamo
Quanto sei bella, Terra, quando ti possiamo guardare da lontano! Quando siamo così distanti da non vedere noi stessi, i tuoi abitanti rissosi e pieni di pretese, mangiatori di spazio, accaparratori di suolo, acque, terre e isole, sfruttatori di mari e monti, accumulatori di cementi, aggregatori di città grandiose e/o disperate, drizzatori di antenne ma anche di muri, scavatori di pozzi ma anche di trincee, a fasi alterne costruttori di paesi, strade e ponti e poi distruttori delle medesime cose, con le medesime mani, i medesimi strumenti.
Quanto sei bello, pianeta nostro, quando possiamo vederti come se non ci fossimo, come se potesse parlare solo la tua plurimillenaria bellezza, forgiata da acque e fuochi primordiali, levigata e scolpita da fiumi e piogge, sconvolta e rotta da cataclismi. Quando il tuo volto colossale ci appare così puro, perfetto, imperturbabile. E tutto questo succede – in questi giorni in cui, pure, la Terra è attraversata da venti di guerra, movimenti d’armi e nuvole chimiche, migrazioni tragiche, dolori che trafiggono interi continenti – attraverso le foto che Luca Parmitano, l’astronauta catanese di Paternò che da maggio è in missione nella Stazione spaziale internazionale, twitta per noi dallo spazio.
Solo le foto – dei luoghi più diversi – e poche righe: «I colori di una tavola di Moebius tra Afghanistan e Pakistan»; «Le lunghe ombre dell’alba sembrano imitare le acque che scorrono nella sabbia, nel sud dell’Australia»; «L’indescrivibile bellezza dei paesi alpini»; «Volare al tramonto sul Mediterraneo»: «Sicilia, un’isola di luce, un faro per questo viaggiatore». Ma l’effetto è sempre travolgente. Perché ci restituisce uno stupore così puro, un’ammirazione così composta e vivida, un senso delle cose così nitido che è impossibile restare indifferenti.
Perché ci fa vedere i luoghi da una prospettiva diversa, rimescolando linee, confini, geografie, certezze: la delicatezza dei colori è quello che si nota per prima cosa, guardando dall’alto luoghi che in questo momento sono foschi scenari di guerra; il miracolo dell’accordo di terre e acque gemella paesi attraversati dalla discordia, divisi da secoli. Come se il pianeta avesse una sua idea diversa, una sua logica superiore, una sua capacità d’armonizzare che noi non conosciamo, ma che forse alcuni «viaggiatori», come Luca, possono cogliere e condividere.
E vien voglia di volergli bene, a questo pianeta che sappiamo pieno di fratture e divisioni, di ferite e cicatrici, quando lo sguardo di Luca Parmitano ce lo mostra, invece, così integro e magnifico, così capace di bellezze e armonie sempre diverse, sempre uguali. Dovremmo essere alla sua altezza. Come se fossimo tutti lassù, con Luca.
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