''Non ho firmato e non firmerò le dimissioni perché ritengo non siano la modalità giusta per costringere le forze politiche ad assumersi le responsabilità nei confronti del paese, soprattutto in vista della prossima imminente campagna elettorale''. Lo sostiene il senatore Pdl Carlo Giovanardi, che ribadisce come la decisione della giunta su Berlusconi sia ''una mascalzonata" "incostituzionale".
Sarebbero tre i senatori del Pdl che al momento non avrebbero ancora firmato la lettera di dimissioni in concomitanza con la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Oltre a Carlo Giovanardi e al ministro Gaetano Quagliariello, mancherebbe la firma di un altro la cui firma però il gruppo confida di ricevere a breve.
''Dico a Berlusconi di stare attento. Mercoledì, quando si passerà sotto i banchi della presidenza per votare la fiducia, avrà sorprese e delusioni'', e a tradirlo saranno ''persone insospettabili, a lui vicinissime''. Ne è convinto il senatore di Gal Paolo Naccarato, che in un'intervista a Repubblica sottolinea la necessità di ''evitare questo epilogo penoso'' che ''fa male al Paese e a Berlusconi''. ''Tutto questo serve a Berlusconi per fare una conta delle persone di cui si può fidare. Ma con la mossa delle dimissioni si è allargato il fronte di chi non lo seguirà'', afferma Naccarato, secondo cui ''o si mette fine alle polemiche quotidiane, come spero, e si va avanti. Oppure ci sarà necessariamente una diversa articolazione del centrodestra al momento del voto in Aula''.
''Le dimissioni che noi abbiamo promesso o minacciato non sono immediatamente efficaci, lo diverranno solo quando verranno votate dall'Aula. Non è detto che ipso facto si apra la crisi di governo, una crisi che non ritengo auspicabile, né per il Paese, né per il Pdl''. Per l'ex ministro Antonio Martino, intervistato dal Corriere della Sera, i falchi del Pdl, da Verdini a Santanchè, ''se dovrebbero da' 'na carmata, come si dice a Roma''. ''È normale il dispiacere e il desiderio di esprimere a Berlusconi affetto e solidarietà. Ma questo è un fatto personale, non istituzionale'', dice Martino. ''Al di là dei toni da melodramma è un fatto interno al Pdl, diventa un fatto esterno se si traduce in una sfiducia nei confronti del governo. E, come ha detto Napolitano, sarebbe inquietante e non giustificato''. ''Letta mi sta simpatico. Ha idee diverse dalle mie ma è una persona limpida e per bene e vorrei potesse continuare a lavorare per il bene del Paese'', afferma Martino. ''Se mai chiedesse la fiducia, seguirei fedelmente la disciplina di partito, ma gliel'ho già votata diverse volte, anche se poi ho chiesto perdono al Padreterno. Votare a sinistra non è quello che ho sempre sognato nella mia vita''.
"Un atto sbagliato che non fa l'interesse dell'Italia e, credo, neppure l'interesse del centrodestra perchè rende incomprensibile come un atto di solidarietà politica possa compiersi mettendo a repentaglio le istituzioni". Lo ha detto a Radio Anch'io, su Radio Uno, il ministro della Difesa, Mario Mauro, a proposito delle annunciate dimissioni dei parlamentari del Pdl. "Un atto - ha aggiunto - che incrementa la sfiducia tra cittadini e politica dando l'impressione che quando le cose non vanno come dice una parte o un'altra si può mettere a ferro e fuoco il paese".
"Io credo che la fiducia al governo Letta vada confermata, verificata in Parlamento non solo con un eventuale voto di fiducia ma giorno per giorno. Il Pdl non può continuare a sottoporre il governo a questo attacco a fuoco lento che sta sfiancando l'Italia, non solo la maggioranza di governo". Lo ha detto Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, intervenendo insieme a Renato Brunetta a "Prima di Tutto" (Radio 1). "Non ho nessunissima impressione - ha aggiunto - che possano esserci a breve altre maggioranze. Penso che il Parlamento su una cosa debba impegnarsi, a prescindere dalle maggioranze: il cambiamento della legge elettorale, questa attuale fa schifo, e garantirebbe instabilità politica né più ne meno come nella precedente occasione. Questo è un dovere che abbiamo tutti, maggioranza e opposizione. Per quanto riguarda il Pd - ha continuato Zanda - da tempo noi, sia col governo Monti che con l'attuale esecutivo Letta, retto da una maggioranza innaturale, non stiamo scommettendo sui nostri successi elettorali ma sull'uscita dalla crisi del Paese. Se avessimo voluto fare gli interessi del Pd avremmo avuto altri comportamenti e fatto altre scelte".