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Confiscati beni per
400.000 € a boss

giustizia

A cavallo fra gli anni 80 e 90 era considerato il sanguinario boss del clan che, insieme a quello rivale dei Bontempo Scavo, gestiva le attività illecite a Tortorici ed in gran parte dei Nebrodi.  Temuto e rispettato nella zona era poi divenuto per  alcuni anni collaboratore di giustizia contribuendo a sgominare le famiglie mafiose tortoriciane. Anni in cui con gli arresti sono fioccate anche le condanne ed i sequestri di beni. Ora la sezione operativa della Dia di Messina gli ha confiscato beni per 400mila euro.  Si tratta in particolare di un’unità immobiliare a Tortorici ed una ditta che opera nel  settore della vendita di giornali e periodici, intestata al figlio Eros Gennarino con sede a Pisa, dove da molti anni la famiglia Galati Giordano si è trasferita.

Il provvedimento è stato firmato dalla Corte di Assise di Appello del Tribunale di Reggio Calabria dopo il  sequestro eseguito sempre dalla DIA nel luglio scorso.   La confisca nasce da un’indagine tesa ad accertare la situazione patrimoniale di Orlando Galati Giordano al marzo 2010 data in cui era divenuta definitiva la sentenza di condanna a venti anni di reclusione nell’ambito del processo Mare Nostrum  per i reati di associazione mafiosa, omicidi ed estorsioni risalenti fra il  1986 e il 1993.

Le indagini patrimoniali fecero emergere una forte differenza fra  i beni posseduti ed i redditi dichiarati da Galati Giordano che proprio in quegli anni imponeva la sua forza intimidatrice sul territorio dei Nebrodi. I primi a ribellarsi ai clan tortoriciani furono i commercianti di Capo d’Orlando, da anni sottoposti alle estorsioni, che diedero vita alla storica esperienza dell’Acio, prima associazione antiracket siciliana. Galati Giordano era già stato arrestato nell’87 per associazione mafiosa e favoreggiamento nell’omicidio di Nicolò Bevacqua avvenuto a Milazzo il 7 maggio dell’87.

Dal 92 al 97 diventò collaboratore di giustizia ma fu sorpreso ed arrestato  dalla Polizia a Ghezzano di Pisa perché in possesso di 250 grammi di sostanza stupefacente. Quindi la condanna a 20 anni divenuta definitiva tre anni fa e il nuovo arresto che ha concluso la parabola dell’ormai ex inattaccabile boss tortoriciano degli anni 90. 

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