Missione "mare sicuro" prossima al decollo e oggi in agenda a Palazzo Chigi con un vertice di ministri interessati. Il giorno dopo l'annuncio del premier Enrico Letta - di un maggiore impegno italiano per arginare il dramma dei profughi sui barconi - la Marina militare fa sapere di essere pronta, con uomini e mezzi, ad affrontare l'emergenza che cresce di giorno in giorno. Il ministro della Difesa Mario Mauro - come ha anticipato in alcune interviste - è al lavoro sui dettagli dell'operazione che, ha detto, sarà operativa in tempi rapidissimi, già domani. Le coperture, ha assicurato, si troveranno. Ancora polemiche sulla Bossi-Fini, con Pdl e Lega contrari allo smantellamento della legge. Un punto di intesa trasversale l'hanno trovato il ministro per lo sviluppo Flavio Zanonato e il sindaco di Verona Flavio Tosi, entrambe d'accordo sul fatto che gli immigrati devono essere fermati all'imbarco.
"Siamo pronti a fare la nostra parte", spiegano dalla Marina militare che ha numerosi mezzi, anche aerei, impegnati nei pattugliamenti nel triangolo tra Malta, coste libiche e Sicilia. "Il capo di Stato maggiore - ha spiegato il comandante Alessandro Busonero - ha già disposto il rafforzamento del dispositivo che va avanti da venerdì scorso. Abbiamo in mare il pattugliatore Libra, la fregata Espero e la corvetta Chimera, ma abbiamo anche l'elicottero con pilota e il reggimento San Marco imbarcati". In attesa del vertice di Palazzo Chigi, Mauro insieme allo Stato maggiore della Difesa sta preparando l'intervento con il quale l'Italia si appresta a chiedere di più all'Europa al summit del 24-25 ottobre. "Stiamo lavorando agli ultimi dettagli. Fra lunedì e martedì - spiega Mauro - dovrebbe essere tutto pronto. Sarà un'iniziativa tutta italiana che si aggiungerà a quelle già messe in campo a livello europeo, come Frontex. Vogliamo far capire chiaramente all'Europa che intendiamo avere voce in capitolo: non vogliamo disimpegnarci, ma impegnarci di più. Così potremo chiedere alla Ue di fare lo stesso". Aggiunge il ministro che l'obiettivo è quello di "triplicare la nostra presenza, in termini di uomini e mezzi, nell'area sud del Mediterraneo, per una missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi attuale dovuta in parte alla situazione di 'non Stato' in cui si trova la Libia". Sui costi, Mauro ha ammesso che non si conoscono ancora con esattezza, e che "si sta ragionando per far sì che non sia un costo eccessivo e si possano prevedere le doverose coperture. Il problema non è quanto costa: è necessario farlo, per affrontare l'emergenza umanitaria in atto". Dal ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi arriva un suggerimento: "se Lampedusa è il confine dell'Europa e la questione riguarda tutta l'Europa, allora l'Italia mette i soldi direttamente ma vanno contabilizzati fuori dal nostro Patto di stabilità".
"La cosa migliore è che l'Europa metta le risorse perché l'Italia agisca insieme all'Europa. Questa è la mia idea, ma credo la nostra idea'', ha aggiunto Lupi, riferendosi alla posizione del Governo. Un coro di 'no' all'abolizione della legge Bossi-Fini e soprattutto alla cancellazione del reato di clandestinità si è levato, anche oggi, da Pdl e Lega in risposta a Letta che vorrebbe cancellare queste norme pur consapevole di non poterlo fare con questa maggioranza. "Non impicchiamoci al dibattito sulla Bossi-Fini si' o no - è il parere, tra gli altri di quelli emersi nel pdl, del ministro delle politiche agricole Nunzia De Girolamo -: non sarà uno strumento legislativo a risolvere il dramma di Lampedusa. Abbiamo il dovere dell'accoglienza e dell'assistenza, ma abbiamo anche il dovere di programmare gli ingressi e i flussi nel nostro Paese. In questo, l'Europa non può chiudere gli occhi". Per il leghista Roberto Cota: "la legge Bossi è un baluardo: stabilisce che si entra sul nostro territorio soltanto se si ha un lavoro. Viene comunemente chiamata Bossi-Fini ma, viste le scelte politiche di Fini, oggi più che mai è il testo Bossi".
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