Le autorità italiane sono riuscite a contattare tre dei 12 italiani che mancavano all'appello nelle Filippine dopo il passaggio del tifone Haiyan. Lo ha detto oggi il viceministro degli Esteri Marta Dassù nel corso di un'intervista a Radio anch'io. "Siamo riusciti a contattare tre persone, stanno bene e questo è un dato positivo", ha commentato il viceministro.
Dopo lo choc davanti a tale devastazione, a Tacloban e in altre città filippine distrutte dal tifone Haiyan si fa sempre più pressante l'emergenza umanitaria per centinaia di migliaia di sopravvissuti tuttora in condizioni disperate. Mentre soccorritori e aiuti iniziano finalmente ad arrivare in massa, la conta dei cadaveri individuati si avvicina a quota 2 mila.
Ma solo a Tacloban, ha detto in serata il responsabile delle operazioni delle Nazioni Unite Valerie Amos, i morti sarebbero oltre 10 mila. Nell'area molti superstiti che hanno perso tutto sono esasperati da quattro giorni senz'acqua, cibo, elettricità e vestiti.
La "contabilità" dei corpi privi di vita recuperati è tenuta dall'agenzia nazionale per i disastri: 1.774 morti e circa 2.500 feriti; una dozzina di italiani non sono ancora stati raggiunti dalla nostra ambasciata a Manila, si spera a causa delle comunicazioni precarie. Con 4 milioni di bambini coinvolti dal passaggio del tifone, i dispersi sono migliaia, e il bilancio è chiaramente destinato ad aggravarsi col passare delle ore, man mano che verranno raggiunte altre aree costiere in particolare nelle isole di Samar e Leyte, travolte da Haiyan alla sua massima forza e soprattutto devastate dall'onda di piena simile a quella di uno tsunami.
"In alcuni casi la devastazione è stata totale", ha detto il segretario di gabinetto René Almendras. Il presidente Benigno Aquino ha proclamato lo stato di calamità nazionale, una mossa scontata ma che permetterà di accedere a fondi extra per l'emergenza. Per far fronte all'anarchia in cui stava cadendo Tacloban, con bande armate a saccheggiare i convogli per gli aiuti e qualsiasi negozio rimasto in piedi, il governo ha inviato altri 500 soldati per fermare lo sciacallaggio.
Con sopravvissuti in lutto per aver perso i propri cari e tutti i loro beni, in moltissimi casi senza neanche sapere se il resto della famiglia ce l'ha fatta e quindi costretti a un penoso riconoscimento dei cadaveri, oggi è arrivata almeno un motivo per sorridere: la nascita di una "bambina miracolo", Bea Joy, da una donna salvatasi nuotando nella piena. Mentre dalle macerie si diffonde un tanfo di morte, e centinaia di corpi giacciono ricoperti sotto il sole, i soccorritori stanno progressivamente ripulendo dai detriti le strade di accesso a diverse zone devastate.
L'aeroporto di Tacloban, semi-distrutto, ha parzialmente riaperto questa mattina ed è capace di accogliere i voli umanitari: è stato anche preso d'assalto da migliaia di persone in cerca di un volo per scappare. Centinaia di tonnellate di viveri, coperte e medicine sono in viaggio per le Filippine; oltre agli aiuti di Paesi e organizzazioni umanitarie, la catena della solidarietà parte spesso anche dai filippini all'estero, che provvedono a raccogliere soldi tra gli amici da inviare in patria. Su Leyte e Samar è intanto scesa la quarta notte dalla catastrofe. Mentre si fatica a mettere in piedi rifugi per centinaia di migliaia di sfollati, sulla regione è attesa per domani una nuova perturbazione, che promette di portare intense precipitazioni.
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