Accordo tra Indesit e sindacati sul piano di riassetto in Italia che con l'ultima stesura "scongiura definitivamente ogni ipotesi di licenziamenti attraverso un adeguato utilizzo degli ammortizzatori sociali" nei cinque anni 2014-2018. Sì di Fim, Uilm e Ugl.
Non ha firmato la Fiom, si attende ora il referendum nelle fabbriche. Si chiude dopo sei mesi, con l'accordo raggiunto al tavolo al ministero dello Sviluppo, la vertenza sul piano di riassetto della produzione di Indesit Company, annunciato a inizio giugno con 1.400 esuberi, poi più volte alleggerito dall'azienda. Al tavolo, gestito in questi mesi dal sottosegretario Claudio De Vincenti, anche le Regioni Marche e Campania.
Dopo l'intesa, siglata con le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici ma senza la firma della Fiom-Cgil ,"prima di procedere con l'attuazione del piano e dei relativi investimenti, l'azienda attenderà quindi l'esito del referendum tra i lavoratori richiesto dalle organizzazioni sindacali firmatarie e propedeutico alla finalizzazione dell'Accordo. Il piano, ricorda il gruppo di Fabriano, nei sei mesi di confronto è stato "più volte significativamente migliorato" dall'Ad e presidente Marco Milani, e prevede ora per l'Italia "investimenti per 83 milioni di euro, maggiori produzioni a più alto valore aggiunto e scongiura definitivamente ogni ipotesi di licenziamenti, attraverso un adeguato utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Previsti anche incentivi all'esodo per chi ne farà richiesta e l'impegno dell'Azienda a non ricorrere all'utilizzo di procedure di mobilità unilaterali sino al 2018". Il piano prevede anche "il rinnovo quasi totale della gamma di prodotti a più alto valore aggiunto realizzati in Italia, in termini sia di prestazioni che di competitività, e i 3 poli industriali italiani del Gruppo saranno ridisegnati con interventi di riassetto che verranno implementati nel periodo 2014-2016". L'utilizzo degli ammortizzatori sociali, dice l'azienda, "permetterà di riorganizzare le attività produttive tutelando al meglio i lavoratori e senza perdere le competenze professionali, in vista dei benefici attesi dagli investimenti e del prevedibile recupero dei mercati".