''Basta alibi'' non ce ne sono, dice Mateo Renzi, più per nessuno perchè ''quando milioni di italiani vanno a votare'' questo ci dicono. ''Non ci hanno dato solo 2 euro ma l'idea che si può credere nella cosa pubblica''.
Il Pd vince la sua sfida contro l'antipolitica: le primarie, nonostante timori e pronostici della vigilia, raggiungono il traguardo dei 3 milioni di votanti. Un dato inaspettato che rafforza il trionfo di Matteo Renzi, che raggiunge il 68%, lasciando Gianni Cuperlo al 17,9, poco distante da Pippo Civati al 14. Un successo che dà lo scettro del Pd al rottamatore, pronto ad incidere anche verso il governo.
Nessun problema con l'esecutivo: ''forse useremo metodi un po' spicci - dice mentre in platea sventolano bandiere del Pd e tricolori - ma non confondete l'ambizione di cambiare l'Italia con quella di cambiare un ministro o un governo. Sono tre mesi che i giornali scrivono che vogliamo cambiare dei ministri ma questo è secondario''.
Quello che invece non è secondario, per niente, il nuovo segretario del Pd lo ribadisce quando attacca qualche vecchio ''neo centrista'' che aveva brindato dopo la decisione della Consulta, ''gli abbiamo fatto andare di traverso la bottiglia'' ha aggiunto. E poi ancora una volta i sindacati ai quali chiede di cambiare verso. "Non serve avere una tessera di partito per avere buona idea. Non dobbiamo più vedere respingere chi sta fuori, come la gente respinta dai seggi. In un paese civile non può bastare l'iscrizione al sindacato per fare carriera. Il sindacato deve cambiare con noi", è l'invito piuttosto deciso che lui rilancia forte di quasi il 70% dei voti. Ora tocca alla sua generazione, a quella che con Civati 3 anni fa si trovò per la prima volta alla Leopolda: ''Caro Pippo chi lo avrebbe detto che in 3 anni saremmo stati maggioranza'' ha detto pensando a quello che allora era un compagno di strada e che oggi ha corso contro di lui. Una persona che però ringrazia come fa con Gianni Cuperlo e con lo stesso Gianni Pittella. Certo i tanti voti sono il segno ''che c'è da scardinare un sistema'' e anche che ''nessuno è più saggio di chi va a votare''. Una risposta anche al V-Day di Beppe Grillo, ricorda ancora Renzi, con persone che magari, vincendo lo stesso disgusto dei grillini, ''sono andati ai seggi per il giorno della proposta, per dire che cosa vogliono fare per l'Italia''.
Quello di Renzi è un successo oltre ogni aspettativa, per il quale lui ringrazia i tanti che gli sono stati vicini, primi fra tutti i figli, ''perchè quando un papà o una mamma pensa anche agli altri bambini - dice - sta cercando di costruire un mondo più giusto''. E dice grazie alla moglie Agnese ''lei sa il perchè''. La missione di prendere in mano il partito Renzi l'ha superata di slancio. Ora toccherà ad altri domandarsi come questo sia stato possibile. I renziani, corrente che da domani il segretario vuole sciolta, una risposta ce l'hanno: ''è l'uomo su cui il Partito democratico può davvero puntare per tornare a vincere nel Paese, per riprendere la speranza'' dicono molti dei presenti all'Obihall. Le stesse parole che Renzi ha usato tante volte nella sua campagna elettorale.
"Lavoreremo insieme con uno spirito di squadra che sarà fruttuoso, utile al paese ed al centrosinistra". Enrico Letta accoglie con soddisfazione il risultato delle primarie del Pd che assegna lo scettro di nuovo segretario a Matteo Renzi con un margine netto, tanto netto da far commentare al premier, con i suoi, che una leadership forte sarà sicuramente utile a tutto il paese. Il capo del governo guarda ora avanti, attende di poter approfondire con il nuovo leader Pd ( forse anche oggi a Roma ma non ci sono ancora conferme dai diretti interessati) e con tutti gli altri alleati, gli aspetti del programma di governo per il 2014. Programma incentrato sulle riforme e già frutto, si ragiona a Palazzo Chigi, di una riflessione condivisa.
Un percorso che avrà sicuramente ulteriori approfondimenti ma che ha già una traccia ben definita nel solco delle riforme istituzionali, in particolare il superamento del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero dei parlamentari. Riforme caldeggiate dall'opinione pubblica e, almeno a parole, sostenute da tutti i partiti, anche da quelli dell'opposizione. Diverso il discorso sulla legge elettorale, una riforma anch'essa ormai assolutamente necessaria per il Governo ma che deve avere come punto di partenza la competenza del Parlamento. Tutte considerazioni che il presidente del Consiglio non dovrebbe mancare di fare mercoledì prossimo durante il discorso programmatico alle Camere per la nuova fiducia. L'Esecutivo potrebbe intervenire sulla legge elettorale, dunque, solo su una espressa richiesta della maggioranza.
"Dovrebbero essere i partiti, in caso di impasse, a chiederci una mediazione'', hanno sottolineato fonti governative nei giorni scorsi. Una linea a cui continua ad attenersi Letta che intanto esprime apprezzamento per la forza e la vitalità del suo partito. ''Le primarie - dice - rimangono uno straordinario strumento di partecipazione, che oggi da' forza alla nuova leadership''. Un partito - e' convinto il premier - che grazie ad una partecipazione cosi' alta alle primarie diventa un argine contro il "populismo crescente". Letta non manca di fare i complimenti a tutti e tre candidati che - sostiene - hanno condotto battaglie all'altezza della sfida nella certezza che ognuno di loro spenderà al meglio la legittimazione e il consenso ricevuti".
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