Continua a viaggiare sull'asse Renzi-Berlusconi la legge elettorale. Diversi contatti tra il segretario del Pd e il leader di FI scandiscono la trattativa su alcune modifiche da apportare al testo dell'Italicum, senza tradire l'accordo siglato due settimane fa al Nazareno:"Siamo ad un passo dall'intesa", dice in serata Matteo Renzi.
Intanto, alla Camera entrano in azione i piccoli partiti, che fanno asse e cercano di rinviare a febbraio l'approdo in Aula della legge ma non ci riescono perchè lo slittamento è solo di 24 ore, al 30 gennaio. La commissione Affari costituzionali dovrebbe dunque chiudere sulla legge elettorale giovedi' perché si possa iniziare la discussione generale in Aula il pomeriggio. Ma il voto degli emendamenti al testo non è ancora neanche iniziato e si prevedono due lunghe sedute notturne, dalle 22.30 di questa sera.
Con il rischio che non si faccia in tempo a concludere il voto di tutti gli emendamenti, soprattutto se dovesse mancare l'atteso accordo tra Pd e FI su alcune modifiche concordate. In quel caso, però, viene spiegato da fonti della maggioranza, si porterebbe comunque in Aula il testo base per evitare ulteriori slittamenti. Dalle Aule parlamentari si guarda dunque con attenzione alla trattativa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che si sono sentiti più volte in giornata e nei giorni scorsi. Da loro si attende il via libera alle modifiche al testo. A partire dal nodo più spinoso, quello delle 'soglie'.
Si discute infatti innanzitutto della percentuale necessaria per aggiudicarsi il premio di maggioranza al primo turno, con l'ipotesi è che salga dal 35 al 37%. Anche il Quirinale nutrirebbe infatti perplessità sulla soglia al 35%, che rischia - si spiega in ambienti della maggioranza - di essere considerata troppo bassa (e perciò incostituzionale) dalla Consulta. In parallelo, il sindaco e il Cavaliere starebbero anche discutendo della possibilità di agevolare l'accesso al Parlamento ai piccoli partiti.
E allora il meccanismo 'salva Lega' voluto da un emendamento di Forza Italia, potrebbe abbinarsi a un leggero calo delle soglie di sbarramento. Anche perché Angelino Alfano, terzo contraente dell'accordo, avverte che "sarebbe un'ingiustizia" far entrare in Parlamento "chi ha preso 600 mila voti" (con il 'salva Lega') e tenere fuori "chi ha preso 1,5 milione di voti": le 2 cose devono andare insieme. Blindare l'accordo con Berlusconi anche sugli emendamenti all'Italicum è indispensabile a Renzi per evitare lo stallo in Parlamento e sminare possibili intese trasversali tra i piccoli partiti per cambiare il testo.
"Se qualcuno vuole far saltare tutto, lo faccia a viso aperto", sfida il sindaco, che punta a non farsi "ingabbiare" e a chiudere presto l'accordo col Cav per poi, se necessario, andare anche a "litigare" con i "piccoli"."Berlusconi è ad un bivio", aggiunge il segretario Pd. Intanto, in commissione alla Camera c'è da superare il voto di 250 emendamenti.
Il Pd ha ritirato i suoi tranne tre (sulla soglia del 35%, sulle primarie facoltative per legge e sulla delega al governo per i collegi) per agevolare la trattativa con Berlusconi. Ma gli altri partiti sono battaglieri, a partire dal M5S, pronto ad allungare i tempi dibattendo norma su norma. Con una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini i "piccoli" provano a fare fronte comune: gruppo Misto, PI, Sel, Fdi e Lega chiedono di spostare a febbraio l'approdo in Aula della legge elettorale, per consentire un dibattito in commissione con tempi congrui.
Pd e FI vogliono portare il testo in Aula entro gennaio, per sfruttare la regola che gli garantisce in questo caso tempi contingentati a febbraio. E non cedono: giovedì pomeriggio inizierà il dibattito dell'Assemblea. Intanto, i "piccoli" il primo segnale l'hanno lanciato. Giocheranno la loro partita fino in fondo. Consapevoli che ad aiutarli in Aula arriverà il voto segreto, che potrebbe drenare voti a Pd e FI e far saltare l'intesa Renzi-Berlusconi. In quel caso, ha avvertito però il segretario dem, sarebbe la fine di questa legislatura.