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Prostitute minorenni
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vestiti e telefonini

"Guadagnavo molti soldi, anche 5-600 euro al giorno, di cui una piccola parte la giravo a Ienni per l'affitto della stanza". Lo ha riferito una delle due giovani minorenni romane coinvolte nell'inchiesta sulle baby squillo sentita oggi in tribunale nell'ambito dell'incidente probatorio. "Quello che guadagnavo - ha spiegato la ragazza nel corso dell'atto istruttorio durato alcune ore - lo spendevo per acquistare vestiti di marca e telefonini".

Raccontando di quando ha deciso di iniziare, la ragazza, collegata in videoconferenza con l'assistenza di un avvocato e di uno psicologo, ha affermato che un giorno è "andata su Google e ho scritto 'fare soldi facili' e poi ho risposto a un annuncio". Da lì, tramite chat, è arrivato il contatto con il caporalmaggiore dell'esercito Nunzio Pizzacalla e poi con Mirko Ienni. "So che Pizzacalla è venuto due volte a Roma per incontrarmi ma mi sono rifiutata - ha detto - Ienni invece, sapeva tutto di me anche se alla fine mi ero creata un giro di clienti miei e a lui davo pochi soldi". La giovane ha spiegato che nel giro di prostituzione dei Parioli non c'erano altre minorenni tranne la sua amica di 16 anni che verrà sentita mercoledì con le stesse tutele davanti al gip Maddalena Cipriani. Anche la madre di quest'ultima, arrestata il 28 ottobre, sarà sentita mercoledì. (ANSA)

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