Matteo Renzi stamani ha incontrato Diego Della Valle, patron di Tod's, con il quale già ieri sera si era visto allo stadio Franchi per Fiorentina-Inter. Al termine dell'incontro, avvenuto in un hotel del centro fiorentino, né Renzi né Della Valle hanno rilasciato dichiarazioni. Poi Renzi è risalito sulla sua auto ed è ripartito.
Si rallenta la corsa di Matteo Renzi verso Palazzo Chigi. Il leader Pd vorrebbe giurare mercoledì prossimo ma deve fare i conti con pretese e richieste degli alleati, Angelino Alfano in primis, che chiede più tempo per comporre il programma ma in realtà, a quanto si apprende da fonti dem, alza il tiro perchè non vuole lasciare il Viminale. Minacce che fonti vicine al leader Pd derubricano come tattica in vista della trattativa che dovrebbe entrare nel vivo già domani quando non si esclude un incontro tra i due. Al centro dei pensieri del sindaco, invece, c'è il profilo della squadra di governo ed il programma dei 100 giorni, il tempo nel quale Renzi vuole dimostrare che valeva la pena "archiviare" Enrico Letta. Fuggendo dai riflettori, ieri a Firenze Renzi ha fatto vari incontri, tra i quali Alessandro Baricco e Andrea Guerra, per comporre un governo che, al netto delle riconferme, per il sindaco deve segnare una svolta in ministeri-chiave come l'Economia e lo Sviluppo Economico. In attesa di ricevere l'incarico probabilmente lunedì mattina e di avviare consultazioni che lui vorrebbe lampo, il premier in pectore sfrutta l'attesa per mettere a fuoco il rilancio dell'azione di governo. "Ci giochiamo tutto nei primi 100 giorni", è la convinzione del leader Pd che lavora a stretto contatto con i fedelissimi Graziano Del Rio, Lorenzo Guerini e Luca Lotti.
Ad Alfano, che gli chiede un patto alla tedesca, Renzi proporrà, invece, un accordo di programma, spiegano al Pd, da definire in tempi più brevi ma ugualmente "dettagliato e unito ad un cronoprogramma" sui tempi di realizzazione. Da un lato un piano dei 100 giorni con misure molto concrete, come il calo delle tasse per i redditi più bassi, dall'altro un accordo di legislatura, che pianifichi l'azione dell'esecutivo fino al 2018. Oltre al patto di programma, il futuro presidente del consiglio sta vagliando, sentendo e approfondendo i profili dei vari, e numerosissimi, candidati alla poltrona di ministro. Il leader Pd punta al massimo coinvolgimento dei vertici dei partiti alleati ed infatti, oltre ad Alfano, nella squadra di governo dovrebbe entrare, come ministro dell'Istruzione, il segretario di Scelta Civica Stefania Giannini. E non meno determinante è il sostegno della minoranza interna che, temono alcuni renziani, dopo aver spinto Renzi a prendere il posto di Enrico Letta, potrebbero cominciare a logorarlo nel ruolo di premier. Per ciò avranno spazio sia le proposte, che la sinistra presenterà domani, sia uno o due esponenti di minoranza da coinvolgere nel governo. Al vertice del Pd, però, non ci sono timori sul fatto che richieste e minacce rischino di inficiare la nascita del governo. "In politica contano solo i rapporti di forza e in questa partita chi ha più da perdere è Alfano", spiega un dirigente navigato.
Ha cercato un ritiro dove poter incontrare chi volesse, lontano da occhi e teleobiettivi indiscreti. Per scrivere la formazione di Governo, il segretario del Pd Matteo Renzi ha chiamato a Firenze due suoi consiglieri-papabili ministri. Li ha voluti con se' un po' per chiedere suggerimenti, un po' di più per 'corteggiarli' e invitarli a far parte della squadra. Cosi', in un luogo top secret in centro a Firenze, il premier in pectore ha visto lo scrittore Alessandro Baricco e l'ad di Luxottica Andrea Guerra. Per il primo, Renzi pensava al dicastero della cultura. Per l'altro a uno legato all'economia. Finora entrambi non erano sembrati convinti. Soprattutto apparivano restii a mettere un po' da parte il mondo dei libri o un'azienda simbolo del made in Italy per gettarsi in un'avventura politica, per dedicarsi, quindi, a un mondo al quale finora hanno solo guardato con l'interesse degli attenti osservatori. Renzi non ha convinto Baricco, per Guerra si scoprirà a breve.
Già oggi il rottamatore potrebbe andare a Roma, forse per un incontro di chiarimento con Angelino Alfano. Gran cerimoniere del cantiere governo e' il ministro Graziano Delrio, indicato come futuro sottosegretario alla Presidenza del consiglio o come ministro degli Interni. Anche oggi e' stato in contatto telefonico costante con Renzi. Delrio potrebbe anche essere stato a Firenze, come ieri, che si e' intrattenuto per un paio di ore con il sindaco, in Palazzo Vecchio. In città ieri sono arrivati anche Diego Della Valle e Carlo Rossella per seguire la partita Fiorentina-Inter in tribuna d'onore allo stadio Franchi, destinazione anche di Renzi in serata. Intanto, mentre dentro Palazzo Vecchio si stavano facendo i preparativi per il possibile trasloco, fuori i turisti e curiosi avvicinavano i cameraman per sapere dove fosse 'i' Renzi'. Nonostante l'imminente salita al Colle, il segretario del Pd sta comunque progettando un ultima riunione di giunta per lunedi', in Palazzo Vecchio, per dare qualche indicazione sul lavoro da fare nei pochi mesi che mancano al voto e per salutare i suoi assessori. All'ordine del giorno potrebbe esserci il fascicolo 'stadio'. E magari Renzi potrà anche indicare chi vorrebbe come suo successore: Dario Nardella.
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Giorni di trattative per la squadra di governo. Matteo Renzi spera ancora di riuscire a contenere a 16 la carica di pretendenti ma è più probabile che alla fine i ministri saranno 18. Al netto di riconferme e di richieste degli alleati Ncd (con il braccio di ferro sul Viminale) e Sc, sono tre i ministeri-chiave sui quali il premier in pectore punta per dare il segno di una svolta: lo Sviluppo Economico, per il quale il sindaco è in pressing sull'ad di Luxottica Andrea Guerra; il Tesoro, dove il toto-nomi impazza, da Reiclin a Bini Smaghi, ma in realtà, spiegano fonti renziane, il sindaco avrebbe la carta ancora coperta. E il ministero del Lavoro, per il quale sarebbero in corsa Tito Boeri ma anche esponenti della minoranza Pd come Guglielmo Epifani o Cesare Damiano.
Per il leader Pd, il buon esempio alle brame dei partiti per posti di governo si dà a partire da sè stessi. E per questo i fedelissimi del sindaco al governo saranno al massimo tre: Graziano Del Rio, ascoltatissimo da Renzi, viene dato per certo come sottosegretario alla presidenza del Consiglio; Maria Elena Boschi viene accreditata alle Riforme o alla Cultura così come il segretario dem vorrebbe Lorenzo Guerini ai Rapporti con il Parlamento. Alessandro Baricco chiarisce che collaborerà "ma non da ministro" così come sembra difficile che alla fine Andrea Guerra di Luxottica accetterà di entrare al governo. Per lo Sviluppo gira anche il nome di Luca Cordero di Montezemolo ma ambienti, vicini al presidente della Ferrari, lo escludono. Centrale per qualunque premier è poi il ministro del Tesoro.
Il sindaco di Firenze preferirebbe mettere un politico con esperienza piuttosto che un tecnico ma l'ipotesi di Fabrizio Barca è poco accreditata nel Pd mentre, a meno di sorprese, restano alte le quotazioni degli economista Lorenzo Bini Smaghi e Lucrezia Reichlin. C'è poi la partita delle riconferme, che riguarda tanto i ministri Pd quanto gli alleati: dei dem Andrea Orlando dovrebbe restare all'Ambiente mentre Dario Franceschini potrebbe andare al ministero dell'Interno. Ed è proprio il Viminale uno dei nodi aperti della trattativa visto che, a quanto si apprende, Angelino Alfano non avrebbe nessuna intenzione di lasciare il dicastero, accontentandosi del ruolo di vicepremier. Al loro posto dovrebbero restare sia Maurizio Lupi che Beatrice Lorenzin come per i Popolari Mario Mauro mentre al ministero della Giustizia vengono date in calo le chance di Michele Vietti e spunta il nome del presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro. In rappresentanza di Scelta Civica viene accreditata in ingresso al ministero dell'Istruzione il segretario di Scelta Civica Stefania Giannini anche perchè, a quanto si apprende, Andrea Romano sarebbe più interessato a impegnarsi nel partito.