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Tsipras, il nuovo simbolo
della sinistra europea

di Fausto Cicciò
@faustociccio

Si fa presto a dire “il nuovo che avanza”. Però è altrettanto facile riconoscere, in politica, chi si propone come rivoluzionario ma, alla prova dei fatti, rimastica vecchie cantilene demagogiche imbellettate di buone intenzioni e ricette “prodigiose”. 

Al contrario, non può che suscitare grande curiosità chi si presenta come inedito, ripercorrendo però al tempo stesso il  sentiero delle ideologie, “antico” quanto fuori moda. 

È il caso del 39enne Alexis Tsipras, leader del partito della sinistra greca Syriza, divenuto “simbolo” del Partito della Sinistra Europea che lo ha candidato alla presidenza della Commissione Ue per le elezioni di maggio. 

Anche in Italia, per sostenerlo, numerose associazioni  e intellettuali (da Barbara Spinelli a Gustavo Zagrebelsky, da Moni Ovadia ad Adriano Prosperi) si sono schierati con la  coalizione L’Altra Europa (ribattezzata Lista Tsipras), creata da Azione Civile, Sel, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. 

Il partito di Tsipras ha conquistato la maggioranza relativa in Grecia opponendosi alle politiche di austerità ma non avversando l’Europa in modo preconcetto.

 Il messaggio del giovane leader della sinistra ellenica (da molti dato per favorito in Grecia come prossimo premier) è semplice quanto azzardato: è necessario costruire un’Europa dei cittadini, grazie a una giustizia sociale che metta al centro l’uomo e non le “leggi” della finanza. 

Un’Europa che non sia «ostaggio della paura della disoccupazione, della vecchiaia e della povertà. Un’Europa dei diritti, anziché un’Europa che penalizza i poveri a beneficio dei soliti privilegiati». 

Una strategia rigorosamente di sinistra, sintetizzata da un manifesto in dieci punti, a partire dalla fine immediata dell’austerità: «Una medicina nociva somministrata al momento sbagliato, che ha portato al primato di 27 milioni di disoccupati in Europa e all’ingiustizia di intere generazioni derubate del loro futuro».  

Tsipras auspica inoltre una legislazione «che renda possibile tassare i guadagni che derivano dalle operazioni finanziarie, oggi fiscalmente colpite molto meno del lavoro» e l’istituzione di «una vera banca europea, che in caso di necessità possa prestare denaro anche agli Stati e non solo alle banche». 

E per evitare il classico “riciclaggio” di poltrone, con “L’Altra Europa” non potranno schierarsi consiglieri regionali e parlamentari nazionali o europei  o «i candidati di spicco delle ultime elezioni e i politici di lungo corso passati da molteplici candidature e incarichi». 

Rigidi criteri che hanno già creato qualche grana e non poche polemiche anche in Sicilia, con l’esclusione di Sonia Alfano e dell’imprenditrice anti-racket Valeria Grasso (per la sua presunta “vicinanza” a Fratelli d’Italia). 

Certamente  Tsipras non sarà il prossimo presidente della Commissione Ue, ma secondo le previsioni di  PollWatch2014 la lista civica italiana che lo appoggia dovrebbe riuscire a conquistare almeno 5 seggi (non pochi se si pensa che, stando ai sondaggi, un partito come l’Udc resterebbe fuori dal Parlamento europeo). 

Si tratterà dell’ennesima delusione per elettori quanto mai  disorientati e tentati di aderire alla sempre più ampia “setta” del disinteresse e dell’astensionismo?  Lo scopriremo tra qualche mese. 

Intanto, siamo certi, la sfida lanciata da Tsipras non scuoterà tanto Bruxelles, quanto la sinistra euroscettica che,  per  avere nuovo peso nei prossimi anni, non potrà rinnegare se stessa, provando a restituire ai cittadini il potere di decidere.  Nei singoli Stati ma anche su scala continentale.

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