Lunedì 23 Dicembre 2024

L'Arancia meccanica
secondo Morgan

''Mai agito in modo violento, detesto chi lo fa. La violenza è nella musica, non nelle mani. Beethoven? Un macellaio''. Chi se non Morgan, al secolo Marco Castoldi, poteva 'frullare' il 'grande Ludovico Van' e scrivere le musiche per una 'Arancia Meccanica' contemporanea? Versione teatrale del romanzo di Burgess, composta dallo stesso autore in stile brechtiano, nell'immaginario collettivo 'Arancia meccanica' resterà sempre il capolavoro di Stanley Kubrick (1971) anche grazie alla sua colonna sonora, dall'Inno alla Gioia che accompagna Alex nel negozio dischi, alle note di Rossini nelle scene più dure di violenza e di sesso.

Lo spettacolo, novità assoluta che Morgan sta preparando in questi giorni a Napoli in una stanza d'albergo zeppa di spartiti ('Beethoven lo conosco da sempre, lo ho ascoltato nel grembo di mia madre, la sonata che amo più di tutte è La Patetica'), debutta il 1 aprile al teatro Bellini e la prossima stagione sarà a Milano, Padova, Trieste e in Emilia Romagna. E il regista Gabriele Russo non ha avuto dubbi nel voler coinvolgere il leader dei Blue Vertigo (reunion dopo 14 anni il 4 aprile al Velvet di Rimini in memoria di Thomas Balsamini, il fondatore del celebre locale) per una occasione che lo stesso Morgan dice di 'voler sfruttare' forse anche per sfatare quei luoghi comuni che lo riguardano e che con 'le avventure di un giovane i cui principali interessi sono lo stupro, l'ultra violenza e Beethoven' andrebbero a nozze. ''Mettere in scena Arancia meccanica è una operazione moderna e utile - racconta appena messo piede al Bellini che giudica 'incantevole' - proprio per diffondere l'idea di non violenza nella nostra società. Sia chiaro: tutto quello che il testo racconta è corretto, è il modo di metterlo in pratica che è sbagliato''. Come nel romanzo, la storia sarà raccontata in prima persona da Alex, il capo di tre drughi stavolta in smoking sartoriali e pelliccia, ragazzi violenti (ci sarà la celebre scena dello stupro ma avverrà in una teca di plexigas)e sopratutto fragili. 

''Ringrazio per l'occasione fantastica che ho avuto, oltretutto amo da sempre lavorare sulla linguistica (i drughi usano il nadsat, uno slang tra inglese e il russo, ndr): le mie saranno canzoni assurde, libere da riferimenti radiofonici, praticamente un delirio verbale''. E musicalmente? ''Da tempo lavoro su musica classica ed elettronica: l'operazione che fece Walter Carlos nella colonna sonora del film non mi ha mai convinto: Beethoven non era un effemminato, è un virile nel senso più deteriore, usa l'accetta, un vero crucco. La mia sarà una musica severa quasi nazista, insomma molto cattiva''.

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