Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) promuove il Def, che si muove nella giusta direzione, quella già precedentemente indicata dallo stesso Fondo: riduzione della spesa e del costo del lavoro. E promuove anche le banche italiane, che hanno fatto un buon lavoro grazie anche alle misure decise dalle autorita' di regolamentazione, che le hanno messe in una ''posizione molto solida''.
Per vedere se saranno necessarie altre iniziative bisognera' attendere l'esito degli stress test: in ogni caso - afferma Jose' Vinals, responsabile del Dipartimento mercati dei Capitali del Fmi - il Fondo - la strada seguita finora e' importante. Vinals invita ad avere pazienza anche per Mps, per la quale c'e' un ''piano specifico'' di cui bisognera' vedere l'impatto. Il Fondo continua comunque a monitorare, assicura Vinals che, in generale, osserva un miglioramento della stabilita' finanziaria a livello globale anche se non bisogna ''cantare vittoria''. Nell'area euro sono stati fatti molti progressi nel rafforzare le banche, ma molto resta da fare: per gli istituti di Eurolandia l'ammontare dei crediti deteriorati e' raddoppiato dal 2009 a 800 miliardi di dollari, e a pesare soprattutto l'esposizione a imprese che hanno difficoltà a ripagare. Una cifra elevata che limita la redditivita' e le capacita' di offrire credito. E proprio il credito resta difficile, soprattutto nei paesi dell'area euro piu' sotto stress. Le aziende con profitti (prima di interessi e imposte) inferiori alle spese per interessi sono il 20-30% del totale debito delle aziende in Italia. La riduzione dei rischi finanziari si accompagna a una riduzione dei rischi fiscali che, comunque, restano nelle economie avanzate, dove il livello del debito e' in aumento.
Per l'Italia il Fmi prevede un debito pubblico in aumento al 134,5% nel 2014 dal 132,5% del 2013, per poi calare progressivamente negli anni fino al 121,7% nel 2019. Il deficit italiano calera' invece quest'anno al 2,7% e continuera' a scendere fino allo 0,2% del 2017. Il pareggio strutturale e' stimato per il 2016, dopo un deficit strutturale corretto per il ciclo dello 0,8% nel 2014 e dello 0,5% nel 2015: i dati riflettono - spiega il Fmi - ''l'obiettivo per un saldo strutturale a zero. Specifiche misure per raggiungere il target non sono ancora state specificate''. Il Fmi mette comunque in guardia che stime sono state completate prima della presentazione del Def e quindi non tengono conto dell'impatto delle riforme presenti nel documento. Il Def - afferma Sanjeev Gupta, responsabile del rapporto sui conti Fiscal Monitor del Fmi - si muove nella direzione indicata, con le raccomandazioni del Fondo per una riforma delle spese che e' in atto nell'ambito della Spendig Review condotta dall'ex del Fmi Carlo Cottarelli, e un riduzione delle tasse per far scendere i costi del lavoro. ''Accogliamo favorevolmente il nuovo programma annunciato ieri, si muove nella giusta direzione'', con l'Italia - mette in evidenza Gupta - che dovrebbe ''continuare a fare progressi verso la parita' di bilancio'' nei tempi giusti'', e capitalizzare sui i guadagni registrati con il risanamento dei conti.