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Ha fatto appena in tempo ad ascoltare i giudici che leggevano il lungo dispositivo della sentenza con cui è stato condannato all'ergastolo per quattro omicidi volontari di altrettanti anziani pazienti. Poi, quando è stato accompagnato dai carabinieri fuori dall'aula da una porta laterale, Pier Paolo Brega Massone, l'ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, ha trovato ad aspettarlo i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, che lo hanno arrestato su disposizione dei pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano. Secondo la Procura di Milano, infatti, l'ex chirurgo di quella che è stata ribattezzata la 'clinica degli orrori', ed anche il primo medico in Italia condannato all'ergastolo per reati commessi nell'esercizio della sua professione, era pronto a fuggire, forse all'estero, dopo la sentenza, grazie alle sue ''disponibilità economiche'' e ad una ''rete di contatti'' utile per 'darsi alla macchia'. ''C'era la possibilità concreta che fuggisse - hanno spiegato i pm - e la Corte ha accolto la nostra istanza, anche perché il pericolo di fuga è l'unica ipotesi che prevede l'arresto dopo un giudizio di primo grado''. Intanto, mentre la Gdf portava nel carcere di Opera Brega Massone (da quanto si è saputo, l'arresto dovrà essere convalidato da un gip), la moglie Barbara, ignara e che era stata accanto a lui durante la lettura della sentenza, ribadiva a più riprese l'innocenza del marito parlando coi cronisti. ''A Milano non ci sono speranze - ha detto la donna - hanno deciso di condannarlo e l'hanno condannato, ma lui ha dignità e mantiene il controllo''. L'ex primario, arrestato nel 2008 e già condannato a 15 anni e mezzo di carcere per truffa e un'ottantina di casi di lesioni sui pazienti nel primo processo sullo scandalo della Santa Rita (si è in attesa della Cassazione), era stato scarcerato lo scorso gennaio per un vizio di forma. Oggi la prima Corte d'Assise di Milano (presidente Anna Introini), confermando l'impianto accusatorio dei pm, ha riconosciuto Brega colpevole di quattro omicidi volontari, accogliendo la richiesta di ergastolo (per lui anche 3 anni di isolamento diurno) dell' accusa e 'cancellando' soltanto l'aggravante della crudeltà. Per la Corte l'ex primario ha ucciso Giuseppina Vailati, 82 anni, Maria Luisa Scocchetti, 65 anni, Gustavo Dalto, 89 anni, e Antonio Schiavo, 85 anni. Tutti anziani portati, secondo l' accusa, ''sul tavolo operatorio'' senza alcuna giustificazione clinica per interventi ''inutili'' effettuati al solo fine di ''monetizzare'' i rimborsi del sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata. L'ex primario, infatti, stando alle indagini, operava secondo una ''raggelante equazione tra pezzi anatomici del paziente, seno o polmoni che fossero, e rimborsi'' e non guardava in faccia nemmeno ai ''malati terminali'' sottoposti a ''mutilazioni''. Dalto, ad esempio, hanno spiegato i pm, quando finì sotto i ferri era già ''uno scheletro, pesava 52 kg per 1,76 metri di altezza''. Una ricostruzione da sempre contestata dalla difesa, con i legali Luigi Fornari e Tiziana Bellani, i quali hanno sottolineato come Brega Massone, che rispondeva anche di una quarantina di casi di lesioni e di truffa, ''potrebbe aver commesso degli errori'', ma questi ''apparterrebbero all'ambito della colpa e dell'imprudenza e non a quello del dolo''. La Corte ha condannato anche Fabio Presicci e Marco Pansera, i due chirurghi che facevano parte dell'equipe di Brega, rispettivamente a 30 anni e a 26 anni di carcere. Per il primo (rispondeva di due dei quattro omicidi) l'accusa aveva chiesto l'ergastolo, ma i giudici gli hanno concesso le attenuanti generiche. Ai familiari dei pazienti morti sono state riconosciute provvisionali di risarcimento da 100mila euro e altri centinaia di migliaia di euro di provvisionali, a carico di Brega e altri imputati, sono andate anche ai familiari dei pazienti vittime di lesioni (tra i 20 e i 50mila euro ciascuno), alla Regione Lombardia, alla Asl di Milano, all'Ordine provinciale milanese dei medici e a Medicina Democratica. Condannati anche altri quattro imputati, tra cui due anestesisti, a pene comprese tra un anno e 2 mesi e due anni e tre mesi (per l'ex responsabile del reparto di riabilitazione, Renato Scarponi). Per due imputati è scattata le prescrizione dei reati. Tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza.

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