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Macelleria bersaglio
di sei fucilate

  Il racket delle estorsioni torna a far udire nella notte il fragore degli spari, ben sei proiettili utilizzati per la caccia al cinghiale esplosi contro tre saracinesche di una macelleria per lanciare un segnale carico di inquietante significato sia alla vittima designata sia a quanti ancora pagano il pizzo in una città che non riesce a debellare con la denuncia le richieste estorsive. Due i colpi di fucile caricato a palla unica esplosi in rapida successione per ognuna delle tre vetrine centrate dal piombo che ha perforato le saracinesche, le vetrine e centrato soffitto e pareti. Un’azione temeraria compiuta intorno alla mezzanotte tra mercoledì e giovedì e scoperta solo ieri mattina dai proprietari dell’esercizio, all’ora della riapertura. Nella città martoriata dalla presenza di una delle famiglie mafiose più potenti e pericolose dell’Isola che trova terreno fertile nell’omertà delle vittime e nella cultura mafiosa che favorisce l’illegalità, ben sei colpi di fucile esplosi in una zona centrale sono stati forse scambiati per spari di mortaretti tanto che nessuno dei residenti che nella notte ha udito il fragore ha avvertito le sale operative del pronto intervento di carabinieri e polizia, il 112 e il 113. Obiettivo dei sicari del pizzo – perché di sicari si tratta – è stata la grande macelleria salumeria “Sicilcarne” dei fratelli Bucca, Antonino e Domenico, che da oltre 40 anni lavorano con dedizione nel settore del commercio. L’esercizio comerciale, tra i più grandi della città, è ubicato in via Medaglia d’oro Stefano Cattafi, davanti al piazzale in cui un tempo si trovava il vecchio scalo merci della stazione ferroviaria, a poca distanza dalla piazza Beppe Alfano e dal monumento al “Seme d’arancia”. Ovvero sia l’opera dedicata alla laboriosità dei barcellonesi che doveva rappresentare nelle intenzione dello scultore la rinascita di Barcellona.

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