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Garlasco: attesa per decisione
su riapertura caso

In mattinata, alla ripresa del processo cominciato lo scorso
9 aprile, concluderà il suo intervento il prof. Angelo Giarda,
coordinatore del pool difensivo. La scorsa udienza il legale
aveva già spiegato come fosse «inutile» disporre un supplemento
istruttorio perché non avrebbe «aggiunto nulla di nuovo» e che
gli ulteriori esami chiesti dal sostituto pg Laura Barbaini e
dall’avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, erano già stati
esclusi dai periti e dai consulenti durante il processo di primo
grado, quello in cui Alberto era stato assolto. Una seconda
assoluzione era arrivata anche nel primo processo d’appello. 
Una settimana fa pg e l’avvocato dei Poggi - anche sulla
scorta delle indicazioni della Cassazione, che un anno fa ha
annullato il procedimento di secondo grado ritrasmettendolo a
Milano - hanno invece insistito su tre ulteriori accertamenti
convinti che in questo modo sia possibile dare un volto e un
nome all’assassino: la ripetizione dell’esperimento della
cosiddetta camminata di Stasi sulla scena del crimine,
estendendolo anche ai primi due gradini della scala su cui fu
trovata senza vita Chiara e che Alberto dice di aver sceso; le
analisi, mai effettuate, per individuare il Dna mitocondriale,
da un capello castano chiaro trovato nel palmo della mano
sinistra della giovane donna e esami sui margini delle sue
unghie. Infine, gli accertamenti sulla bici nera da donna nella
disponibilità degli Stasi e di cui è stato chiesto il sequestro
alla luce della testimonianza di Franca Bermani, la vicina di
casa dei Poggi che aveva raccontato di averne vista una simile
appoggiata al muretto della villetta di via Pascoli proprio la
mattina dell’omicidio.
Domani dunque, dopo la conclusione dell’intervento di Giarda,
la Corte dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la
decisione sulla richiesta di riapertura del caso. Se così fosse
si allungherebbero i tempi del processo: i giudici dovrebbero
nominare i periti e gli esami stabiliti richiederebbero un paio
di mesi se non di più. Altrimenti si andrà alla discussione. 
In aula, come sempre, sono attesi Alberto e i genitori di
Chiara. Fuori, invece, quell'esercito di giornalisti che da
sette anni sta seguendo il caso. (ANSA).

In mattinata, alla ripresa del processo cominciato lo scorso 9 aprile, concluderà il suo intervento il prof. Angelo Giarda,coordinatore del pool difensivo. La scorsa udienza il legale aveva già spiegato come fosse «inutile» disporre un supplemento istruttorio perché non avrebbe «aggiunto nulla di nuovo» e che gli ulteriori esami chiesti dal sostituto pg Laura Barbaini e dall’avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni, erano già stati esclusi dai periti e dai consulenti durante il processo di primo grado, quello in cui Alberto era stato assolto. Una seconda assoluzione era arrivata anche nel primo processo d’appello. Una settimana fa pg e l’avvocato dei Poggi - anche sulla scorta delle indicazioni della Cassazione, che un anno fa ha annullato il procedimento di secondo grado ritrasmettendolo a Milano - hanno invece insistito su tre ulteriori accertamenti convinti che in questo modo sia possibile dare un volto e unnome all’assassino: la ripetizione dell’esperimento della cosiddetta camminata di Stasi sulla scena del crimine,estendendolo anche ai primi due gradini della scala su cui futrovata senza vita Chiara e che Alberto dice di aver sceso; le analisi, mai effettuate, per individuare il Dna mitocondriale,da un capello castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra della giovane donna e esami sui margini delle sue unghie. Infine, gli accertamenti sulla bici nera da donna nella disponibilità degli Stasi e di cui è stato chiesto il sequestro alla luce della testimonianza di Franca Bermani, la vicina di casa dei Poggi che aveva raccontato di averne vista una simile appoggiata al muretto della villetta di via Pascoli proprio lamattina dell’omicidio.Domani dunque, dopo la conclusione dell’intervento di Giarda,la Corte dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la decisione sulla richiesta di riapertura del caso. Se così fossesi allungherebbero i tempi del processo: i giudici dovrebbero nominare i periti e gli esami stabiliti richiederebbero un paio di mesi se non di più. Altrimenti si andrà alla discussione. In aula, come sempre, sono attesi Alberto e i genitori di Chiara. Fuori, invece, quell'esercito di giornalisti che dasette anni sta seguendo il caso. (ANSA).

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