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Non profit, un esercito
di 4,7 mln di volontari

L'Italia conta su un 'esercito' di volontari, oltre un terzo 'in rosa'. Secondo la fotografia scattata dall'Istat il settore del non profit "conta sul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari", quasi un milione e mezzo in più in 10 anni, passando dall'ultimo censimento (2011) e il precedente (2001). "La componente femminile è di 1,8 milioni di volontarie" aggiunge l'istituto. La mole dei volontari ha quindi conosciuto una vera e propria impennata rispetto a quanto rilevato dieci anni prima, con una crescita del 43,5%. In generale, sottolinea lo stesso Istat, il non profit è sempre più forte sul territorio italiano, sia per numero di istituzioni (+28%) che per gli occupati dipendenti (+39,4%). L'Istituto evidenzia come l'occupazione femminile faccia da "traino", presente sia nelle schiere dei volontari e soprattutto tra quelle dei dipendenti (494 mila). L'Istat mette in luce anche il contributo arrivato dai giovani, basti pensare che tra i volontari ben 950 mila hanno meno di 29 anni, a fronte di 704 mila over 64.

Quasi un milione gli occupati - Secondo i dati dell'ultimo censimento sono quasi un milione gli occupati, a vario titolo, nel settore del non profit. In particolare si contano 681 mila dipendenti, 271 collaboratori esterni e oltre 5 mila lavoratori temporanei. Il loro numero risulta in forte crescita rispetto a quanto registrano nel precedente censimento (2001): in dieci anni il rialzo è stato pari a circa il 61,5%. 

Poletti, futuro del Paese attorno a economia sociale - Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenuto alla presentazione dei dati, "occorre costruire attorno all'economia sociale e solidale il futuro del Paese, puntando su imprese cooperative, imprese sociali, cooperative di comunità". Secondo Poletti "prima occorre affermare un'idea di cultura e di società e poi si può intervenire attraverso dei procedimenti. Uno di questi, a cui stiamo lavorando - ha spiegato - si basa sul fatto per cui chi ha ricevuto atti di solidarietà si senta in dovere di restituire qualcosa alla comunità". Al riguardo il ministro ribadisce come"prima sia necessaria una scelta a livello personale, di coscienza, e solo dopo si può parlare di leggi ed obblighi".   

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