Un altro suicidio di un dirigente della sicurezza Telecom, a 8 anni da quello di Adamo Bove, capo della 'security governance' lanciatosi da un cavalcavia della Tangenziale di Napoli il 21 luglio 2006, durante l'inchiesta sui dossier illegali dell'azienda. Stamani a gettarsi dalla terrazza della sede della Telecom a Roma é stato Emanuele Insinna, 54 anni, funzionario della sicurezza, un tempo molto vicino all' allora responsabile Giuliano Tavaroli, uomo chiave dell'indagine sulle intercettazioni abusive.
Tavaroli ha patteggiato una pena di quattro anni di carcere nel 2010, Insinna invece non era stato nemmeno indagato. Sul suo suicidio la Procura di Roma ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato. Gli investigatori, per capire le circostanze in cui è maturato il gesto, hanno ascoltato alcune persone vicine all'uomo per ricostruire la sua vita recente. Saranno anche al vaglio i dati sul suo computer.
E' stata anche disposta l'autopsia. Una prima ipotesi investigativa è che si sarebbe suicidato per motivi personali: forse era depresso per la recente separazione dalla moglie. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto il dirigente lasciare il suo ufficio nel grande palazzo a Parco de' Medici, in zona Magliana, alla periferia sud di Roma, dove andava regolarmente a lavorare. Avrebbe poi raggiunto la terrazza al quinto piano dell'edificio per buttarsi giù. I medici del 118 lo hanno trovato già morto. Insinna non era stato indagato nell'inchiesta sulle intercettazioni abusive e i dossier illegali prodotti dalla security Telecom (e Pirelli) dal 1997 al 2004, che si intrecciò con un'altra indagine sul Sismi, il servizio segreto militare. Insinna venne citato dal suo capo Tavaroli quando il Gip di Milano chiese a quest'ultimo degli atti riservati dei servizi dei quali era in possesso.
"Lo escludo - replicò Tavaroli, secondo quanto riporta un verbale -. Cattive interpretazioni, cattivissime... Si tratta di documenti redatti da Emanuele Insinna, mio collaboratore nell'ufficio Telecom che si occupa del segreto di Stato". Un incarico delicato quello di Insinna, insomma, considerato un fedelissimo di Tavaroli. Ecco quindi un nuovo suicidio che a distanza di 8 anni segna la fine di un responsabile della sicurezza nel gigante delle telecomunicazioni. Sulla morte di Bove, che aveva 42 anni, la procura di Napoli aprì un'inchiesta per istigazione al suicidio, in seguito archiviata. Si disse che il dirigente non avesse retto al timore di venire a sua volta indagato. I familiari hanno sempre espresso molti dubbi su questa versione, parlando delle pressioni che Bove aveva subito. Una maledizione, quella della sicurezza Telecom, che sembra aver colpito ancora.
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