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Sui rapporti Usa-Israele cala il grande gelo


di Piero Orteca

Tra Israele e Stati Uniti volano stracci. E già di per sé questa sarebbe una notizia di quelle da cerchiare con la matita, anche se, in passato, i due Paesi avevano già attraversato fasi in cui il feeling reciproco era stato messo sotto i tacchi. Questa volta, però, il barometro segna proprio burrasca. I rispettivi servizi segreti, infatti, si sono girati ognuno dall’altro lato e non si guardano più in faccia, ignorandosi. E qui va fatta una riflessione, perché qualcuno potrebbe dire: sì, ma a noi che ce ne impipa? Beh, a dirla tutta, francamente dovrebbero cominciare a bruciarci le terga, perché è grazie alla stretta collaborazione tra Cia e Mossad che siamo riusciti, in Europa (e non solo), a scansare una bella mappazza di attentati. Insomma, se la Cia vive sugli allori (quasi mai meritati) il Mossad è un po’ l’università degli 007, e il fatto che si guardino in cagnesco non può che aumentare l’inquietudine delle Cancellerie occidentali. Tutto parte dalla secolare questione palestinese e fin qui ci può pure stare. Ma poi la Primavera Araba ha gettato per aria gli equilibri faticosamente e precariamente raggiunti nel Medio Oriente e nel Golfo Persico. Risultato: politica estera Usa sempre più zigzagante, ribaltamento di antiche e consolidate alleanze, turbolenze sociali a go-go, rafforzamento di al Qaida (che ha messo i piedi dove non si era mai vista) e allargamento a macchia d’olio delle zone di instabilità, che si sono talmente espanse da “saldarsi” fino a formare un’unica macro-area di crisi. La prova? Israele e Stati Uniti hanno “ufficialmente” litigato per l’Ucraina. Ma, gratta gratta, sotto la vernice spuntano, in fila, le vere motivazioni, che vanno dalle atomiche iraniane, al colpo di stato in Egitto, alla situazione critica in Libano e che arrivano, last but not least, alla guerra in Siria, di cui, dopo 120 mila morti, tutti s’infastidiscono pure a parlare. Insomma, l’affaire ucraino è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Obama, dicono le mostre fonti, piange minestra da un mese con Gerusalemme. Non ha digerito la posizione di “equidistanza” (tra Usa e Russia) che gli israeliani hanno preso. Il premier Netahyahu avrebbe deciso di lasciare gli americani in mezzo al guado dopo essersi consultato nientemeno che con Tamir Pardo, eminenza grigia del Mossad ed esperto di cose russe. Gli israeliani già sapevano, con largo anticipo, che i russi si sarebbero pappati la Crimea. La decisione di farsi i cavoli propri sarebbe stata assunta dal governo di Gerusalemme trovando tutti d’accordo, specialmente, dicono fonti di Tel Aviv, tenendo conto del progressivo disimpegno, quasi neoisolazionista, della Casa Bianca. L’allegra pensata sta creando un vuoto rischioso che Putin, giorno dopo giorno, si sforza di colmare. E se Obama scappa e la Russia resta, riflettono a Tel Aviv, a noi chi ci porta a pigliare le parti di chi fa le valigie? Molto meglio discutere col Cremlino, senza farselo nemico, su rogne come quelle iraniana e siriana. E Kiev? Se la veda Obama con i suoi adviser, che oggi dicono una cosa e domani ne pensano un’altra. Non solo. A quanto pare (e con grande scorno della Casa Bianca) Netanyahu, per chiarire l’antifona, avrebbe aggiunto (senti, senti) che Putin “è un amico, un uomo di parola che mantiene ciò che promette”. E fra le promesse, dicono i maligni, vi sarebbe quella di “frenare” sulla fornitura di missili S-300 a Iran e Siria e di non vendere altre armi di ultima generazione ad Assad. Armi, pensano gli israeliani, che il giorno dopo verrebbero girate in Libano alle milizie di Hezbollah. Insomma, è il caso di dire, con le buone maniere si ottiene tutto. E se i brachettoni americani nel tentativo maldestro di “esportare la democrazia” in Medio Oriente, hanno solo finito per importare un sacco e una sporta di guai a casa loro (e in tutto l’Occidente), beh la colpa non è proprio di Israele. E se Obama, poi, si aspetta che Netanyahu sacrifichi sull’altare ucraino la ritrovata intesa con Mosca, allora può stare fresco. Garantito. Tanto per incominciare, gli israeliani si sono assentati, con mille scuse, quando si è trattato di votare la risoluzione di condanna Usa all’Onu. Come dicevamo all’inizio, però, la notizia che fa più rumore è quella legata alla posizione di “neutralità” dei servizi segreti con la Stella di David. Mossad e Shin Bet sono, per così dire, ben piazzati in Ucraina, dove gli 007 israeliani vigilano notte e giorno sulla compra-vendita di armi, in buona parte eredità dell’Armata Rossa sovietica. Logico che raccolgano anche informazioni, preziosissime, di primissima mano. Bene, il premier Netanyahu ha ordinato un “intelligence blackout”, cioè l’oscuramento di tutte le soffiate raccolte in loco, col divieto assoluto di passarle a terzi (indovinate a chi?). Gli americani, scandalizzati, hanno immediatamente protestato, ma senza esito: le attività dei “servizi” di Gerusalemme sono state blindate e chi si è visto si è visto. È stato solo fatto sapere che verrà evitato qualsiasi passaggio di informazioni che potrebbe mettere in difficoltà Putin. E scusate se è poco.

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