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Alfano: Nessuna pietà, per i violenti Daspo a vita

L'uomo a cavalcioni sulla grata dell'Olimpico, e quei 40 minuti di conciliabolo con autorità e calciatori diventano un caso. Politico e non solo. Le istituzioni si difendono e negano che lo stato abbia "trattato" con gli ultrà, ma il giorno dopo la finale di Coppa Italia, sporcata dalla follia del calcio violento arrivato a impugnare addirittura una pistola, infuria la polemica. Sotto accusa proprio quel lungo scambio con Genny 'a carogna, capo popolo della tifoseria del Napoli, diventato l'interlocutore di Marek Hamisk e dei responsabili dell'ordine pubblico prima dell'annuncio che la partita si sarebbe giocata. Una "vergogna" per il mondo intero. Il ministro Angelino Alfano annuncia un giro di vite "fortissimo", studia contromisure come il "daspo a vita", ma soprattutto ci tiene a prendere le distanze da certe ricostruzioni sulla serata drammatica dell'Olimpico: "Non c'è stata alcuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta né in cielo né in terra" chiarisce il responsabile del Viminale. Anche il Questore di Roma, Massimo Mazza, si era già difeso dicendo che "non abbiamo mai pensato di non far giocare la partita" e quella chiacchierata tra il capitano del Napoli e l'ultrà era solo per informare i tifosi delle condizioni di salute del tifoso ferito. Ciro Esposito, da Scampia, 30 anni che, finito a terra sotto i colpi esplosi da Daniele De Santis, ultrà giallorosso legato alla destra ora accusato di tentato omicidio, resta in ospedale in condizioni critiche. Rischia di perdere l'uso delle gambe. Una pagina triste, l'ennesima, del pallone made in Italy. Che ha scosso Marisa Raciti, vedova dell'ispettore di Polizia rimasto ucciso negli scontri del derby di Catania del 2007: Genny 'a carogna indossava una t-shirt con la scritta inneggiante alla libertà di Antonino Speziale, ultrà catanese condannato a 8 anni proprio per l'omicidio di Raciti. "E' una vergogna": lo stadio "in mano a dei violenti" e lo "Stato che non reagisce, impotente e quindi ha perso" il duro attacco. Poi riceve la solidarietà delle massime istituzioni: la chiama il premier Matteo Renzi, spettatore all'Olimpico della notte-choc. E anche il presidente del Senato Pietro Grasso, e il capo della Polizia Alessandro Pansa. "Mi sento meno sola" dice la vedova Raciti. Da Beppe grillo arriva però l'affondo: "La Repubblica è morta - scrive nel blog - i suoi cittadini non hanno più rappresentanza, la pentola a pressione sta per saltare. All'Olimpico veniva da piangere, come a un funerale". Il Pd parla di "sconfitta di tutti" che "pesa sulla politica". Fratelli d'Italia chiede che si riferisca in Parlamento. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, definisce "surreale" quella trattativa con il capo tifoso dal "pedigree non certo rassicurante". Polemizzano i sindacati di polizia, sdegnati gli agenti. Il calcio però non ci sta a finire nel mucchio dei cattivi: "E' vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano gli stadi per manifestazioni di potere'' l'ira del presidente della Figc, Giancarlo Abete, che parla di ruolo "inaccettabile dei tifosi in alcuni stadi. E ora vuole invertire la tendenza "senza se e senza ma". Dando ai club il potere di vietare a vita lo stadio a certi tifosi. Parole che non convincono lo scrittore Roberto Saviano: "Genny la Carogna è la comoda scorciatoia, ma sono altri i responsabili dei disastri degli ultrà. Uno tra tutti Giancarlo Abete" il j'accuse. "Roma non c'entra niente, la città va rispettata" le parole di Francesco Totti in difesa della Capitale con l'augurio che certi show al contrario non si ripetano. La follia, il sangue. Il tifoso ferito intanto è stato operato: l'intervento è andato benissimo, il conforto dei medici ai genitori che hanno "perdonato" chi ha sparato. Ma la serata sciagurata dell'Olimpico non può stavolta non lasciare il segno: un ragazzo lotta in ospedale, e doveva solo andare a una partita di pallone. Un altro di quello stadio è stato padrone

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