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Renzi "Italia cambi in tempi certi"

"Serve il coraggio di dire con franchezza che il modello istituzionale e in parte costituzionale dell'Italia è un modello che ha bisogno di cambiamento, modifiche e ripensamenti. Sostenerlo non è ne autoritarismo nè esercizio violento della cosa pubblica": così Matteo Renzi al seminario sulle riforme. "L'Italia può e deve cambiare in tempi certi", ha spiegato il premier intervenendo al seminario sulle Riforme del Pd e sottolineando come il Pd, sin dalle primarie, abbia proposto una "discussione con i cittadini su questi temi, molti pensano sia impossibile, per me non è vero".

"Si perde il legame diretto con gli elettori se a fronte di un reiterato problema non si dà una soluzione all'altezza delle aspettative e delle promesse - ha spiegato Renzi -. Noi non stiamo cercando di dare rapidità per paura di discutere vogliamo discutere a 360 gradi con prof e docenti ma poi bisogna decidere". 

"Le nostre idee non sono frutto di improvvisazione. Non abbiamo ansia di cambiamento a prescindere ma o la politica dà risposte in tempi stretti o non avremo la credibilità in Ue. Abbiamo la certezza che se si cambia, l'Italia sarà guida altrimenti diventa fanalino di coda", ha aggiunto Renzi. 

"Vogliamo sottrarre le nostre proposte alla discussione elettorale, motivo per cui abbiamo accettato l'invito che discussione assembleare al Senato si possa fare dopo il 25/5. E' un atto - ha detto il premier - che personalmente e anche politicamente un pò mi costa".

"Se ciascuno di noi fa un pezzettino della sfida è più semplice per tutti, chiedo ai parlamentari di andare là dove sarebbe illogico andare perchè più difficile. Non abbiamo paura, non siamo timidi. Dobbiamo andare all'attacco sull'Europa perchè noi siamo in grado di cambiarla e rimettere in moto l'economia". E' la 'chiamata alle armi' di Matteo Renzi ai democratici. Il premier è arrivato a piedi alla direzione del partito: "Renzi, cambia l'Italia, mi raccomando". "Ci proviamo", ha risposto all'incoraggiamento di una passante che incontra per le vie del centro di Roma. Una passeggiata interrotta più volte per salutare i negozianti, a cui Renzi chiede come stanno andando le vendite, e per concedere selfie ai turisti che lo fermano per salutarlo.

'Noi la speranza, Grillo sciacallo' - La campagna elettorale, ha sottolineato il premier parlando alla direzione, "sta diventando un derby tra la rabbia e la speranza, su chi scommette sul fallimento dell'Italia e chi pensa di potercela fare. Prima c'erano falchi e colombe, ora i gufi e gli sciaccalli. "Noi siamo - ha continuato il premier presentando le elezioni europee come una sfida per l'Italia - il ragionamento, loro l'invettiva, loro sono l'insulto e noi il dialogo, loro lo sfascio e noi la proposta, loro contro l'Italia e noi per un'Italia che guidi l'Europa. Noi non abbiamo un obiettivo piccolo ma vogliamo che le europee disegnino un'Italia nuova. La sfida non è sul segretario o sul gruppo dirigente ma sul Pd". "Noi - ha aggiunto - dobbiamo essere quelli che vogliamo dare speranza all'Italia mentre in giro, qualsiasi cosa accada, c'è chi si butta con istinto felino per dire non c'è più nulla da credere, lo stato non c'è più. A Piombino Grillo è andato a fare lo sciacallo ma non si mettono i lavoratori contro i sindacati in una fabbrica in crisi".  Per il premier bisogna "riuscire a cambiare tono alla discussione" sulle europee "che oggi non è per niente sull'Europa. Il Pd ha scelto di entrare nel Pse non come atto di tributo e omaggio a una tradizione ma come tentativo di stare in uno schieramento per cambiare un'Europa che non è certo quella dei nostri sogni". La, ha sottolineato, "differenza è tra chi urla e grida e chi prova a cambiare davvero".

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