Servizi sanitari allo sfascio. Le diatribe esplose per i disservizi che si registrano all’ospedale di Lungro potrebbero sfociare in clamorose proteste. A battere i pugni sul tavolo dell’Asp, interviene Giuseppino Santoianni, sindaco di Lungro e lo fa chiedendo al direttore generale dell’azienda sanitaria Gianfranco Scarpelli, l’ennesimo «incontro urgente ed improcrastinabile». In ballo c’è la sopravvivenza del nosocomio lungrese, declassato in Capt dall’ultimo piano sanitario e ora sferzato da scelte aziendali che nella gestione del presidio, hanno causato una cronica carenza di medici e infermieri. Santoianni, sostenuto dal consigliere regionale del PD Carlo Guccione in questa battaglia, punta il dito su di una serie di atti aziendali adottati «in maniera subdola e con determine del dg non rese pubbliche» che hanno disposto l’attivazione del reparto di Lungodegenza al Capt di Trebisacce, congelando di fatto i servizi dell’unità operante a Lungro da oltre 12 anni. Tali provvedimenti «sono in completa contraddizione con quanto stabilito a suon di delibere nella riconversione dell’ospedale di Lungro». Nella sua qualità di autorità sanitaria locale al fine di «rappresentare una situazione che, più passa il tempo, più rischia di incancrenirsi», in passato il sindaco, preoccupato della situazione sanitaria del comprensorio, aveva scritto all’allora presidente Enrico Letta e alla ministra delle Salute Beatrice Lorenzin e, dopo il cambio di guardia al governo, si era rivolto al sottosegretario Graziano Delrio e alla titolare del dicastero degli affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, proprio per reclamare l’attuazione del piano e l’attivazione dei servizi del Capt di Lungro. Le richieste di incontro avanzate all’ex governatore Scopelliti, più volte tacciato di «non di essere stato capace di attuare il piano di rientro dai debiti sanitari e di non essere stato in grado di garantire, su tutto il territorio regionale, i livelli essenziali di assistenza e il diritto alla salute», sono sempre cadute nel silenzio.
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