Ecco il complesso quadro di responsi che sono scaturiti ieri a conclusione dell’udienza preliminare, nel corso della quale ha rappresentato l’accusa il sostituto procuratore Fabrizio Monaco. In totale si sono registrati due rinvii a giudizio (l’inizio del processo è stato fissato per il 17 settembre davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Messina), 3 proscioglimenti con il rito ordinario, quattro patteggiamenti, una condanna in abbreviato e poi assoluzioni e proscioglimenti parziali in abbreviato e con il rito ordinario. Giuseppe Macrì per il reato associativo ha patteggiato 3 anni e 10 mesi di reclusione, mentre in abbreviato è stato assolto da un caso di peculato con la formula «perché il fatto non sussiste»; Gabriele Pitasi ha patteggiato 3 anni e 4 mesi per il reato associativo, in abbreviato è stato condannato a 8 mesi per un capo d’imputazione (un controllo d’autovettura in concorso con il padre al terminale della polizia), e assolto «perché il fatto non sussiste» da altri due capi d’imputazione (capi 20 e 25); Claudio Micali ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione; il romeno Joan Palade, che rispondeva di un caso di danneggiamento, con il rito ordinario è stato rinviato a giudizio; Giovanni Curcuruto ha patteggiato un anno e quattro mesi di reclusione (accordata la pena sospesa), per un caso di danneggiamento di auto; l’ispettore di polizia Giorgio Pitasi è stato rinviato a giudizio per un capo d’imputazione (l’accesso alla banca dati di servizio per un controllo, in concorso con il figlio), mentre per gli altri tre capi d’imputazione contestati, tra cui il concorso all’associazione a delinquere, è stato prosciolto con il rito ordinario e con la formula «perché il fatto non sussiste»; infine Andrea Cantali Rappato, Emanuele Cantali Rappato e Andrea Costantino, sono stati prosciolti da tutte le accuse con la formula «perché il fatto non sussiste”
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