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In India un vero
terremoto politico


di Piero Orteca

L’ India cambia timoniere e le conseguenze per gli equilibri geostrategici del pianeta sono tutte da valutare. Col bilancino del farmacista. Dunque, le elezioni per decidere chi governerà il colosso asiatico sono state vinte dai nazionalisti di Narendra Modi, accolto come un trionfatore a New Delhi e che proprio venerdì aveva ricevuto il “riconoscimento” dell’a ffermazione dal Partito del Congresso di Sonia Maino Gandhi (origini vicentine), leader-ombra del blocco politico che fu di Indira Gandhi e del marito Rajiv. Entrambi finiti assassinati. Il conteggio dei voti, infatti, non lascia dubbi: tutti i commentatori parlano di una vera e propria “l a n d s l ide” (valanga) di preferenze alla Camera Bassa per il Bharatiya Janata Party, che raccoglie una composita e variopinta aggregazione di sfegatati sostenitori della “patria” hindù. In Occidente e nel nostro Paese, dove c’è sempre la corsa ad appiccicare etichette tanto al chilo, si è subito parlato di un nuovo governo di “centro-destra”. Calma e gesso. Per noi, prima di sparare sentenze, sarà indispensabile aspettare il “rodaggio” del nuovo esecutivo, che potrebbe riservare sorprese anche ai più scafati analisti. Certo, il curriculum di Modi è tutto un programma, tale da indurre le Cancellerie occidentali a prenderlo con le pinze e a tenerlo a bagnomaria. Ma si sa, “business is business”, e siccome la lite è sempre per la coperta, vedrete che i marpioni di Londra, Washington, Parigi e Berlino, troveranno di sicuro la formuletta magica per andare d’accordo, una mano sul cuore e l’altra sul portafogli, col nuovo esecutivo di Delhi. E l’Italia? Beh, se vincono i quattro di prima, noi in genere usciamo con le ossa rotte e la coda in mezzo alle gambe. Anche se questo capitolo dev’e s s ere ancora scritto, perchè i nazionalisti indiani non amano i vecchi padroni britannici, tutti democrazia e staffile, e sono pieni di sospetti verso gli americani, notoriamente compari d’anello degli atavici nemici pakistani. Insomma, l’a v r ete capito al volo, districarsi nel ginepraio indiano è un’impresa, anche per il più abile dei contorsionisti. Come Obama. Certo, noi italiani abbiamo dei contenziosi aperti che ci fanno partire a handicap, come quello dei nostri due “m arò”, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, finiti come vasi di coccio in mezzo a quelli di ferro, e non solo per colpa del destino cinico e baro. Dell’affaire che coinvolge i due militari italiani parliamo sotto. Per ora concentriamoci sulla cronaca. La Commissione elettorale ne è certa: i nazionalisti indiani hanno abbondantemente varcato la soglia di 272 seggi che assegna la maggioranza assoluta. Ergo, non avranno bisogno di impelagarsi in trattative con questo o con quello per formare coalizioni che potrebbero risultare ballerine. La rivoluzione politica indiana è stata un vero botto. Modi, questo è sicuro, non è arrivato al potere solo sulle ali di un nazionalismo “duro e puro”. No. Ha battuto il potente (e corrotto) Partito del Congresso dei Gandhi soprattutto sul terreno dei programmi economici. Modi ha dichiarato guerra alla burocrazia statale, ai grandi satrapi della pubblica amministrazione, alle tasse imposte a capocchia per far pagare ai cittadini servizi che non saranno mai erogati. Inoltre, ha promesso liberalizzazione da vincoli, lacci e lacciuoli per le imprese che intendono investire, ha detto che costruirà un’India moderna, dotata di grandi infrastrutture, che sono la spina dorsale e insostituibile di qualsiasi democrazia avanzata. Vedremo. Il Paese gli ha creduto, trasversalmente, a cominciare dai giovani. Il cambio della rupia è schizzato in alto e la Borsa ha subito battuto ogni record (l’indice Sensex ha superato i 25 mila punti). Certo, esiste l’altro lato della medaglia. Molti “liberal” e, soprattutto, la minoranza musulmana, temono un “e ffetto Modi”, simile a quello che ci fu nel 2002 in Gujarat, lo Stato indiano dove, dopo che il premier nazionalista arrivò al potere , si scatenò una sanguinosa caccia all’islamico. Per la verità, su questo versante, in campagna elettorale, Modi ha tenuto un profilo basso, puntando prima di tutto sui temi dell’economia, afflitta da una crescita insoddisfacente (attenzione: per i ritmi di laggiù, perchè sempre di + 4,5% si tratta) e da un’inflazione in progressiva crescita (questa sì palla al piede, con un + 8,3%). Tra le altre cose, Ravi Shankar Prasad, portavoce del BJP, ha voluto ribadire che la schiacciante vittoria dei nazionalisti è frutto di un “t e rremoto politico”. Una cosa appare chiara: il peso specifico di Modi, a sentire i sondaggi, ha avuto una parte decisiva nella vittoria del BJP. Sembra che ben il 26% dei consensi siano andati a lui “personalmente”. Il nuovo verbo economico del vincitore, insomma, ha spazzato via come fuscelli i corrotti governanti del Partito del Congresso, fautori di un becero statalismo all’insegna del magna-magna. Uno degli economisti indiani di maggior calibro, Atanu Dey (Mumbay NetCore Solutions) ha dichiarato che, grazie alla lungimirante visione finanziaria di Modi, il suo governo “durerà 15 anni”. E mentre Modi e milioni di sostenitori del BJP si preparano ai fuochi d’artificio, dall’altro lato della barricata il Partito del Congresso e la dinastia dei Gandhi si leccano le ferite. Nominalmente lo sconfitto è Rahul Gandhi, il figlio di Sonia. Ma, di fatto, chi esce ridotto ai minimi termini da cotante rovinose elezioni, è proprio quest’ultima. Italiana, e per questo maldigerita da mezza India e tollerata dall’altra metà, Sonia ha dovuto barcamenarsi per raccogliere l’eredità politica del marito, mentre i nemici e, soprattutto, gli “amici”, la guardavano di sguincio. Sulla vicenda dei “marò” ha taciuto fin quando ha potuto. Poi ha farfugliato qualcosa. Era il minimo, specie dopo i sanguinosi attacchi ai quali è stata sottoposta dagli estremisti hindù. Un esempio? Eccovi, for the record, alcune prese di posizione apparse su “India Times”. “Sonia è una signora che regna sulla più grande democrazia del mondo solo perché ha la pelle bianca. È una ex cameriera incapace di parlare per cinque minuti di fila…Pratica una religione che non è quella del 90% degli indiani…” e via insultando di questo passo. E ora, con Modi, come getta per noi italiani? Non per essere menagrami, ma potrebbe persino andare peggio. In fondo, la fortuna è cieca, ma la scalogna ci vede benissimo…

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