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Ispettore capo assolto ma polizia vuole licenziarlo

Accusato di violenze sessuali da alcuni trans del Cie (Centro Identificazione ed Espulsione) di Via Corelli, a Milano, un ispettore capo di Polizia è finito in carcere a S.Vittore per 18 mesi e poi per altri 14 agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Chiuro (Sondrio). Dopo un calvario giudiziario di quattro anni, con inizialmente una pesante condanna per diverse imputazioni tra cui la concussione sessuale e il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, poi una forte riduzione di pena in Appello e, infine, in processo bis, che lo ha assolto con formula piena da tutte le accuse l'ispettore Mauro Tavelli, 50 anni, a sedici mesi dalla piena riabilitazione, non è ancora stato reintegrato al lavoro. "Non solo - denuncia Michele, il fratello del poliziotto assistito nei processi vittoriosi dagli avvocati Fabrizio Consoloni e Nicoletta Manca di Lecco - ma la Questura di Milano, per la quale era in servizio quando fu vittima di false accuse, ha proposto al ministero di licenziarlo". "Ci sono poliziotti regolarmente in servizio, nonostante condanne talvolta per fatti gravi come quelli dell'uccisione del giovane Aldrovandi - aggiunge Michele Tavelli - mentre mio fratello che, dopo un incubo durato anni in una lunga detenzione, è stato finalmente riconosciuto innocente, lo si vuole cacciare dalla Polizia. Il ministro Alfano, forse troppo preso dalla campagna elettorale, è al corrente che il suo sottoposto capo della Polizia, Alessandro Pansa, sta per firmare un decreto di licenziamento a carico di un innocente servitore dello Stato?". I familiari, inoltre, lamentano il fatto che la giudice Alessandra Galli, che avrebbe dovuto redigere in 60 giorni le motivazioni della sentenza assolutoria, abbia impiegato nove mesi, mentre per scrivere quella relativa alla condanna dell'ex premier Berlusconi (caso giunto sulla sua scrivania ben più tardi) solo quindici giorni. (ANSA)

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