Ligabue è tornato. Ed è tornato a modo suo: con la carica di rock genuino, di passione e di emozioni. Dopo quattro anni di assenza dagli stadi, il rocker di Correggio ha debuttato stasera all'Olimpico di Roma con il suo Mondovisione tour - Stadi 2014. Oltre due ore di musica che hanno mandato in delirio gli oltre 60 mila fan accorsi. "Ciao a tutti, eh! Grazie per essere qui, e da qui si gode una bellissima vista.
Anzi, una visione, una mondovisione!". Accolto da un boato, il Liga compare sul palco alle 21,30, in giacca gessata e occhiali scuri, quando il buio è sceso sulla capitale e lo show di luci, immagini, filmati proiettati su uno schermo gigante a 180 gradi e aperto sui lati, può avere inizio. Il via lo danno Il muro del suono e Il volume delle tue bugie. Due delle 14 canzoni dell'ultimo album. Alla fine saranno 12 i brani nuovi, ma comunque cantati a squarciagola dal pubblico, che faranno parte della scaletta. E mentre musica e parole scorrono via, dietro di lui appaiono vecchie foto, filmati in bianco e nero in perfetto stile Amarcord, una giostra di quello del tempo che fu, la linea rossa di un elettrocardiogramma, un cavalcavia metropolitano con le sue scritte irriverenti, divertenti, amare. "Ci hanno insegnato che il dolore è necessario, che serve. Io so che è inevitabile, ma che serva ho le mie perplessità.
E la domanda che ci facciamo è sempre la stessa: Perché? Perché a me? Ognuno ha la sua risposta. Ma tutti quanti alla fine ripartiamo da 'Ciò che rimane di noi'", e via con un'altra canzone del nuovo album. C'è tempo per rispondere anche alle domande della vita. "Quale è il senso della vita? Viverla! Chi siamo? Siamo chi siamo!". Non tira il fiato il Liga, non si risparmia. Cerca il suo pubblico: a metà concerto imbocca la passerella, imbraccia la sua chitarra e attacca a cantare "Leggero", tra centinaia di telefoni cellulari accesi con l'effetto di un prato che si accende di mille fiammelle. Ne prende uno e prima di restituirlo si improvvisa regista. L'Olimpico si infiamma quando è la volta di Balliamo sul mondo, che ha quasi 25 anni e non li dimostra. Scarpe rosse, vestito da cameriere, caffè in mano, ad irrompere sul palco dopo Per sempre è lo storico manager Claudio Maioli, per la riedizione aggiornata del "siparietto" che i due facevano negli stadi nel '97, quando gli asciugava la fronte e gli fonava i capelli. Poi in un crescendo L'odore del sesso, Urlando contro il cielo, la recente ma già hit Tu sei lei, A che ora è la fine del mondo, Piccola stella senza cielo, Il sale della terra, Il meglio deve ancora venire. In mezzo C'è tempo anche per un medley di 3 brani (Ho Perso Le Parole, Happy Hour, Viva) che Ligabue lascia cantare al pubblico. Prima dei bis chiude con Tra palco e realtà. Per il ritorno sul palco Ligabue ha scelto Quella che non sei, Certe notti e Con la scusa del r'n'roll, con lo schermo che lascia passare tutta la sua carriera per immagini e spezzoni di video. Il saluto al pubblico è tra un'esplosione di fumogeni. Domani sera bis all'Olimpico con un altro tutto esaurito, poi due date a Milano (entrambe sold out), altre due a Catania, Padova, Firenze, Pescara, Salerno, Trieste, Torino, Bologna, Bari.
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