Analizzare l'attività eruttiva dello Stromboli attraverso video ad alta velocità e immagini con telecamere infrarosse, registrare il suo 'lieve respiro' con una rete di microfoni e sismografi, ricostruire la morfologia dell'area sommitale grazie all'aiuto di un drone. Obiettivo ottenere una visione il più possibile completa e aggiornata delle diverse manifestazioni del vulcano delle Isole Eolie.
E' l'esperimento di ricerca internazionale, coordinato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in corso alle Eolie che ha coinvolto ricercatori provenienti dell'Ingv di Roma e Catania e di diverse università straniere.
"L'obiettivo dello studio - spiega Piergiorgio Scarlato, primo ricercatore dell'Ingv di Roma - è quello di migliorare la comprensione dei processi associati all'attività esplosiva del vulcano". Per questo sono stati installati sulla sommità del vulcano strumenti di ultima generazione: 4 telecamere termiche e due ad alta velocità per l'acquisizione sincrona di sequenze di video-riprese nel visibile e nell'infrarosso degli eventi esplosivi e una rete di 18 microfoni e stazioni sismoacustiche. "Questa tecnologia - osserva Luigi Lodato, ricercatore Ingv di Catania - permette di osservare l'evoluzione in superficie dei fenomeni vulcanici legati alla sovrappressione nella camera magmatica e alla risalita del magma nei condotti, processi fondamentali che precedono un'eruzione. La telecamera termica consente di rilevare variazioni morfologiche nell'area craterica, di fare una mappatura in tempo reale della distribuzione dei prodotti eruttati, di avere indicazioni sulla profondità della colonna magmatica nei condotti vulcanici e, infine, di registrare in continuo la frequenza e l'altezza delle esplosioni". Nel periodo di osservazione, lo Stromboli ha mostrato attività esplosiva con intensità mediamente energetica, attraverso le diverse bocche distribuite nei 3 crateri: nord-est, centrale e sud-ovest. "Bocche attive contemporaneamente, ognuna delle quali caratterizzata da uno stile esplosivo prevalente, è un fatto comune per questo vulcano - conclude Daniele Andronico, ricercatore Ingv di Catania - L'analisi dei diversi dati acquisiti sull'attività esplosiva servirà a valutare la relazione esistente tra le differenti aree crateriche". (ANSA)
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