"Il giorno più difficile" di Sel, per dirla con le parole di Nichi Vendola, si consuma in un pomeriggio caotico, quasi drammatico, scandito dagli addii di 4 deputati, a partire da quello di Gennaro Migliore, e segnato dall'ombra di una spaccatura che, ben presto, potrebbe vedere Sel privo di almeno una decina di parlamentari. Una diaspora annunciata, quella della corrente 'migliorista' del partito, accelerata dal sostegno alla Lista Tsipras alle Europee e dallo scontro sul Dl Irpef. Da lì in poi, Sel è entrato velocemente in un tunnel di caos e divisioni: e alla sua uscita, per gli scissionisti, potrebbe esserci il Pd di Matteo Renzi.
E' sul Dl Irpef che, ieri, si è in realtà consumato lo scontro tra Migliore, favorevole al sì al provvedimento, e Vendola, sostenitore della linea dell'astensione, ma l'ombra dell'addio di uno degli uomini cardine della creatura vendoliana era nell'aria da tempo, da quando cioè Migliore si era fatto promotore di un avvicinamento a Renzi laddove Vendola aveva risposto con la linea di un'opposizione non cieca ma di certo ferma. Alla fine la ricucitura non è stata possibile. Mentre in Via Arenula Sel è riunito in una segretaria d'emergenza dopo le dimissioni di Migliore da capogruppo alla Camera, quest'ultimo, in una lettera, annuncia che le posizioni "sono incompatibili", certificando un addio che si accompagna a quelli di Claudio Fava, Ileana Piazzoni e Titti Di Salvo e probabilmente anticipa altre fuoriuscite: dieci o più alla Camera (in 17 votarono per la mozione Migliore sul Dl Irpef) mentre per ora, sembra, nessuno al Senato. Lo sbocco, nel breve periodo sarà il gruppo Misto. Quindi, se ci saranno i numeri, la creazione di un gruppo di sinistra 'riformista' esterno ma collaborativo al Pd e arricchito anche da qualche parlamentare in cerca di una 'nuova casa'. Ma non è da escludere che, alla fine, sia proprio il Nazareno la meta finale della corsa di Migliore.
"Lo valuteremo collettivamente", frena l'ex capogruppo, che incassa tuttavia il placet di Renzi: "Chi guarda al Pd troverà un partito aperto, attento alle diverse sensibilità". Del resto, che quel 40,8% sia una sorta di calamita - oggi altri due ex Sel, Aiello e Ragosta sono passati ufficialmente tra i dem dove, al Senato, confluirà anche il 'civico' Dalla Zuanna - lo ammette anche Vendola, individuando nel renzismo e nella malattia conformista italiana le principali cause della diaspora. "Noi siamo una forza di sinistra e non vogliamo smarrire la bussola", ribadisce, al termine della segretaria, un Vendola stanco e amareggiato. "E' stata una spaccatura plateale, la comunità è ferita", ammette il presidente dicendosi addolorato per l'uscita di Migliore, "sempre considerato come un figlio". Un binomio antico, quello tra il governatore della Puglia e l'esponente campano, sin da quando Migliore era a capo dei Giovani Comunisti, negli anni Novanta. Poi, l'improvvisa e inesorabile separazione tra chi, come Vendola, ha accentuato i suoi attacchi contro il premier-rottamatore e chi, invece, come Migliore, già nell'ottobre 2013 era alla Leopolda per ascoltare il futuro segretario del Nazareno.