Falso in atto pubblico e concorso in omicidio colposo plurimo: queste le accuse che hanno portato in carcere tre degli indagati per la tragedia del bus precipitato il 28 luglio dell’anno scorso dal viadotto Acqualonga dell’A16 Napoli-Canosa, nel quale morirono quaranta persone. Il gip del Tribunale di Avellino, Antonio Sicuranza, ha accolto le richieste di custodia cautelare, avanzate dalla Procura, per Gennaro Lametta, titolare della Mondotravel e proprietario del bus; Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola, rispettivamente funzionario tecnico e impiegata della Motorizzazione civile di Napoli. Le indagini dei pm Cecilia Annecchini e Armando Del Bene, coordinate dal procuratore capo, Rosario Cantelmo, fanno riferimento alla mancata revisione del bus che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata effettuata soltanto sulla carta nei giorni successivi all’incidente. «Quanto sta emergendo nell’inchiesta lascia amareggiati e indignati. Per formazione umana sono un garantista e sono convinto che si debba consentire alla magistratura di lavorare con serenità, ma gli arresti dei due funzionari della Motorizzazione civile perché avrebbero falsificato la revisione del bus della morte aprono uno spaccato raccapricciante sui loro presunti comportamenti». Così, in una nota, Vincenzo Figliolia, sindaco di Pozzuoli, comune dove risiedeva la maggior parte delle 40 vittime della strage del bus di Monteforte Irpino. (ANSA)
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