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Israele a un passo
dalla guerra

Se i razzi non cesseranno, Israele estendera' l'intervento e l'operazione terrestre potrebbe essere inevitabile. Il primo ministro Benyamin Netanyahu, cosi' come il presidente Shimon Peres, non ha nascosto le intenzioni dello stato ebraico mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha definito la situazione a Gaza ''un massacro e un genocidio''. Il secondo giorno di confronto tra Hamas e Israele ha sempre piu' il contorno di una guerra vera e propria. Le vittime nella Striscia secondo alcune fonti sono saliti a oltre 50, di cui piu' di venti oggi (compresi donne e bambini) e centinaia di feriti. 

E fra le vittime si conta anche un giornalista locale, ucciso in un raid che ha centrato il veicolo su cui viaggiava con la sua troupe (almeno tre i feriti). Su Israele in due giorni - secondo il portavoce militare - sono stati intanto lanciati piu' razzi che in tutto lo scontro del 2012: 220 dall'inizio delle operazioni, di cui solo oggi oltre 70 (anche su Tel Aviv e la sua area metropolitana). Compresi i temibili M302 a lunga gittata: una novita' che Israele imputa alle forniture dell'Iran alla fazione islamica. Quelli lanciati oggi sono arrivati a 130 chilometri di distanza, verso Zichron Yaacov poco distante da Cesarea. Se per ora non ci sono vittime lo si deve al sistema antimissili Iron Dome che ha riportato un 90% di successo. 

Ma nessun posto del paese sembra essere al sicuro: sette razzi sono stati scagliati anche contro Dimona, dove e' accreditata la presenza del sito nucleare israeliano, anche questi intercettati dalla 'Cupola di Ferro'. Mentre sulla costa due 'uomini-rana' infiltratisi dalla Striscia di Gaza sono stati intercettati e uccisi dalle pattuglie israeliane secondo quanto riferisce fonti militari, nel secondo episodio del genere in due giorni. E la direzione dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv ha annunciato una riduzione dei voli di linea per dar spazio a quelli militari. Il Fronte del Comando interno ha dato ordine di aprire i rifugi a Haifa e sul Carmelo, a circa 160 chilometri da Gaza. Nella Striscia, dove la realta' e' drammatica, la popolazione (2 milioni di persone) ha praticamente passato la notte in bianco: i 160 raid si sono susseguiti uno dopo l'altro. Dall'avvio dell'operazione, l'esercito ha annunciato di aver centrato oltre 550 siti di Hamas - tra questi la casa di un comandante che rapi' il soldato israeliano Gilad Shalit - inclusi 31 tunnel e 60 lanciatori di razzo. "L'operazione sarà estesa e proseguirà fino a quando - ha ammonito Netanyahu che sembra aver ritrovato l'unita' del suo governo e del paese - gli spari verso le nostre città non cesseranno del tutto e la calma ritornerà". Anche il presidente Shimon Peres - in carica ancora per pochi giorni- ha messo in guardia Hamas che l'offensiva di terra potrebbe cominciare ''a breve''. ''Li abbiamo avvisati. Gli abbiamo chiesto di fermarsi - ha ricordato Peres - abbiamo atteso un giorno, due, tre e loro hanno continuato. Ed hanno sparso il loro fuoco su molte aeree di Israele''. Il leader palestinese - che ha detto di essere in contatto con l'Onu e l'Egitto - ha attaccato duramente Israele minacciando il ricorso alle agenzie internazionali, compresa la Corte penale dell'Aja. 

''Gli eventi di queste ore non sono una guerra contro Hamas, ma una guerra contro il popolo palestinese. Partita da Hebron, passata a Shufat e adesso a Gaza'', ha sottolineato, riferendosi sia alle operazioni israeliani in Cisgiordania, dopo il rapimento e l'uccisione dei tre ragazzi israeliani, sia al ragazzo palestinese arso vivo nel sobborgo di Gerusalemme ad opera di estremisti ebrei. E Khaled Maashal, leader in esilio di Hamas ha denunciato che ''le cose sono state in pace finche' Netanyahu non ha commesso ogni possibile tipo di terrorismo contro il nostro popolo''. Di fronte ad uno scenario dagli esiti ancora piu' distruttivi, la diplomazia internazionale si sta muovendo. Angela Merkel e Francois Hollande hanno avuto colloqui telefonici con Benyamin Netanyahu, condannando entrambi i lanci di razzi da Gaza, mentre il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha sentito sia il premier israeliano sia il presiedente palestinese Abu Mazen. Il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini da Mosca insieme al collega Serghiei Lavrov ha raccomandato moderazione a tutte le parti e ha notato che "e' urgente evitare una spirale di violenza in Medio Oriente che rischierebbe di sfuggire al controllo e di infiammare una regione attraversata da conflitti drammatici". "La prima preoccupazione, umana prima ancora che politica - ha aggiunto - è la protezione dei civili" e ''riprendere i negoziati di pace". L'Egitto - che ha mediato il cessate il fuoco tra le parti nel 2012 - starebbe scendendo in campo mentre la Lega Araba ha chiesto agli Usa di obbligare Israele a fermarsi. Ma per ora la nuova leadership dell'ex generale Sisi si limita a contatti informali. Mentre fonti di Hamas riprese da Haaretz affermano stasera che Israele in questa fase "si rifiuta di negoziare un accordo" di tregua.

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