Spara con un fucile al vicino e poi aggredisce i carabinieri accorsi sul posto. Il fatto, verificatosi giovedì a Lingua (frazione di S. Marina Salina), si conclude con l’arresto di padre e figlio. Nel pomeriggio di due giorni fa, intorno alle 16, i carabinieri della Stazione di Santa Marina Salina hanno ricevuto una telefonata da parte di una donna che in lacrime richiedeva l’intervento urgente dei carabinieri, perché qualcuno aveva sparato a suo marito. I militari, giunti in pochi minuti in prossimità di un terreno agricolo, dopo aver chiamato il 118 e aver prestato i dovuti soccorsi alla persona ferita (il 37enne Alessandro Gargano, militare dell’esercito e residente a Busto Arsizio e fra l’altro anche parente del feritore), rivolgevano la loro attenzione alla persona che aveva sparato. I carabinieri, quindi, facevano irruzione a casa dei Natoli, confinante con il terreno dove era stata colpita la vittima. Stando a quanto reso noto dall’Arma e a quanto è stato possibile ricostruire sul posto, Antonino Natoli, agricoltore 63enne di Salina, nel tentativo di divincolarsi e di darsi alla fuga, aggrediva i carabinieri intervenuti, colpendoli con calci e pugni. Suo figlio, vista la resistenza opposta dal padre, si scagliava a sua volta sui carabinieri aggredendoli. Nel frattempo però arrivavano sul posto altri militari, riuscendo a bloccare i due e dichiarandoli quindi in arresto. Le accuse per Antonino Natoli sono di tentato omicidio, resistenza, violenza, minaccia e lesioni a pubblico ufficiale; per suo figlio Tindaro Natoli, 35enne, si parla di resistenza, violenza, minaccia e lesioni a pubblico ufficiale. I militari hanno poi perquisito l’abitazione dei Natoli e sequestrato 3 fucili da caccia legalmente detenuti, tra i quali vi era una doppietta da cui erano stati esplosi due colpi a pallini da caccia. Alla base della vicenda ci sarebbero dei dissapori legati alla proprietà di un terreno agricolo. Già nei giorni scorsi, a quanto si è avuto modo di capire, i carabinieri erano intervenuti su dei litigi che però sembravano essersi ricomposti in maniera bonaria. Nessuna delle due parti infatti aveva ancora proceduto per vie legali e nessuno poteva immaginare un epilogo del genere. Nella giornata di giovedì, invece, all’apice di questi attriti, con modalità che sono ancora in corso di accertamento, Antonino Natoli imbracciava uno dei sui fucili da caccia e da distanza relativamente breve esplodeva due colpi caricati a pallini all’indirizzo del suo vicino, ferendolo seriamente agli arti inferiori. Il ferito è stato trasportato tramite elisoccorso all’ospedale Papardo di Messina, dove si trova tuttora ricoverato. Non è in pericolo di vita. I carabinieri intervenuti, aggrediti dai due arrestati, hanno riportato lievi ferite, escoriazioni e contusioni. Antonino Natoli, su disposizione dell’autorità giudiziaria, è stato tradotto al carcere di Messina, mentre il figlio Tindaro è stato ristretto presso propria abitazione agli arresti domiciliari. I due sono difesi dagli avvocati Domenico Siracusa e Alessandro Lopes.