"Il futuro è dei giovani e questi giovani testimoniano una vivacità, un'armonia e una volontà di fare attraverso la musica che è straordinaria. Negare loro la possibilità di esprimersi, come sta accadendo qui in Italia dove mancano le orchestre e quelle che ci sono stanno chiudendo, è un crimine terribile. Ecco: la mia presenza qui è per questo". Ha strappato applausi per diversi minuti e anche una standing ovation, Riccardo Muti a Roccelletta di Borgia, nello scenario del parco archeologico "Scolacium", dove ha diretto i 130 giovani strumentisti dell'orchestra di fiati di Melicucco e Laureana di Borrello. Un ritorno in Calabria per il maestro, in procinto di partire per Salisburgo, la serata fuoriprogramma dal significativo tema "La musica non solo forma ma salva", che ha caratterizzato l'edizione 2014 dell'Armonied'Arte Festival diretto da Chiara Giordano. E il pubblico, che ha occupato in ogni ordine di posti l'area antistante i ruderi medievali dell'abbazia di Santa Maria della Roccella, ha mostrato di apprezzare regalando quattro minuti di applausi per l'esecuzione di tre brani, l'ouverture della Norma di Bellini e le sinfonie della Giovanna D'Arco e del Nabucco di Verdi ("omaggio allo spirito risorgimentale italiano). Riccardo Muti ha voluto incontrare nuovamente, a titolo gratuito, i giovani musicisti calabresi (li aveva diretti nell'estate 2012 a Reggio Calabria) artefici, da qualche anno, di un autentico fenomeno, quello delle orchestre giovanili, in un terra, la Piana di Gioia Tauro, che mostra così, una volta tanto, anche il suo lato migliore. Risultato? Poco meno di due ore di grande musica per i ragazzi che, nella prima parte, diretti da Maurizio Managò hanno eseguito pezzi di Waignein, Appermont e Somadossi. E il maestro, che non ha deluso le attese inforcando la bacchetta, non è stato da meno quando ha preso in mano il microfono per un breve saluto alla platea. "Quando qualcuno nel nostro Paese - ha detto - vuole avere una sorta di passaporto per sembrare una persona intelligente, invoca la cultura senza tuttavia fare niente. La storia si ripete da decenni. In realtà, noi abbiamo completamente dimenticato il nostro passato, continuiamo a parlare in nome della cultura, parola ormai svuotata completamente del suo significato, che viene invocata continuamente senza alcuna sostanza". Quindi un appello, l'ennesimo. "Bisogna che si ritorni - ha sottolineato - al nostro maggiore patrimonio, alla bellezza, alla cultura e alla musica. Se, però, non c'è una mente politica e governativa non possiamo fare nulla. Con le nostre ricchezze culturali e con la musica che per secoli e secoli è stata la colonna portante della nostra cultura, altri farebbero faville. Noi, invece, ci facciamo compatire. Vi ringrazio degli applausi - ha detto ancora Muti - ma adesso c'è la tendenza ad applaudire anche ai funerali. Spero che questi applausi non siano il funerale della musica".