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"Non ho paura
ma nessuno
mi ha avvertito"

"Non ho paura della mafia ma è strano che nessuno mi abbia messo in guardia". Così don Luigi Ciotti in un’intervista su La Repubblica, in merito alle minacce del boss Totò Riina dal carcere. "Riina - aggiunge il fondatore di Libera - dice che sono come don Pino Puglisi ma io non oso paragonarmi, sono solo un uomo piccolo e fragile. Però io mi riconosco nella Chiesa che immaginava don Pino, una chiesa che interferisce, come l’ha definita un ex mafioso pentito. Una chiesa che accoglie, che tiene la porta aperta a tutti. Solo sabato pomeriggio ne sono venuto a conoscenza. E cioè quando lei mi ha telefonato per informarmi che stava scrivendo un articolo, mi ha spiegato che i magistrati avevano depositato quelle intercettazioni nel processo trattativa. E mi ha anche detto che all’epoca i pm di Palermo avevano subito informato il Viminale, per far scattare le misure di protezione più adeguate. Ma nessuno mi ha avvertito delle minacce di Riina. Lo trovo singolare, mi sembra anche una mancanza di rispetto per i due poliziotti che mi seguono ogni giorno". Ieri mattina, dopo l'uscita di "Repubblica", qualcuno l’ha chiamata per affrontare il tema della sua sicurezza? "Il primo a telefonarmi, di buon mattino, è stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Mi ha ribadito la sua solidarietà e la sua vicinanza". E, poi, chi le ha telefonato? "Tanti amici corleonesi, che è il nome di un popolo, non di un clan". "Le minacce di Riina - commenta - sono molto significative ma non temo nulla. Perchè quelle parole non sono rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in venti anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Solo un noi, non mi stancherò di dirlo, può opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei suoi errori, delle sue fragilità, per questo ha sempre creduto nel fare insieme, ho creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile".

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